Mirra non prevista...
L’epifania evangelica è riscrittura di profezie, inutile e ridicolo tentare di individuare il tragitto dei magi o di dare nome alle comete: l’unica scienza in grado di decifrare la pagina evangelica è quella del simbolo.
Ci vuole coraggio, perché simbolicamente questa pagina parla di noi. E di quanto sia difficile lasciare che altri risveglino bellezza da dentro le nostre vite. Vite chiuse a Gerusalemme. Il potere o il sapere o la religione usate come alibi e come scudo.
Abbiamo così paura di soffrire che ci siamo rinchiusi dietro mura altissime. Mura così alte che nascondono le stelle e spengono le comete. Mura così alte da lasciare in noi solo nebbia e tenebre. E chiudiamo gli occhi.
La pagina evangelica è una grande parabola per descrivere la città fortificata in cui ci siamo rinchiusi. Arrivano i magi, ascoltando Isaia, vanno a Gerusalemme, vanno dalla donna affascinante, bellissima e addormentata. Vanno per svegliarla, vanno per condividere la luce, hanno seguito la luce e sono arrivati: ricchi, stranieri di ritorno, cammelli, oro, incenso... c’è tutto. Ma la luce si spegne.
La pagina evangelica inserisce variazioni. A Gerusalemme c’è una forza capace di spegnere la luce, si chiama potere, è arrogante e non si innamora di nessuno perché è sedotto solo da se stesso. Serve un’altra profezia: cercano i magi, si fanno aiutare dai sapienti di palazzo (non basta sapere se non si è liberi!) e correggono la profezia: Betlemme. La cometa si accende, una luce ha squarciato le tenebre, lo sanno bene i pastori, è la luce di un bambino, profezia definitiva. Il nuovo profeta è più di un profeta, è lui la luce che viene nel mondo. A lui arrivano i cammelli, e poi oro e incenso e... mirra.
La profezia non si ripete uguale a se stessa, la mirra non era prevista, è profumo degli innamorati del Cantico ed è olio per i cadaveri.
La profezia si fa misteriosa. Solo alla fine si comprenderà di come l’amore risorge perfino i cadaveri. Per ora stiamo a Betlemme. Poi sarà il tempo di seguire questa luce nata fuori dal potere per smascherare e condannare il potere, questa luce che tenterà di entrare in Gerusalemme per risvegliare la città bella e addormentata, questa luce che sarà spinta fuori.
Seguiremo la luce fin dentro Gerusalemme e poi ancora fuori, esiliato come esule tra gli esuli tra le tenebre e la nebbia del Calvario. Ma da quel monte la nuova Gerusalemme, come fiaccola accesa sul monte, come ogni corpo donato per amore, brillerà e attirerà tutti a sé. E si comprenderà la luce nel sepolcro: finalmente epifania.
don Alessandro Dehò
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