letterina 20190113

Ascoltare è ascoltarsi

Siamo ancora all’inizio del nuovo anno.
Mi piacerebbe che il tempo che ci viene dato fosse caratterizzato dall’ascolto.
Sappiamo bene che ascoltare è dimensione irrinunciabile della fede come della vita in se stessa. E non basta avere le orecchie pulite, libere o facilitate da un apparecchio acustico. Ascolto è attenzione, sensibilità, contemplazione, disponibilità, profondità, cuore... Non a caso il pio ebreo scandisce i tempi della giornata con lo Shemà Israel: "Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è Uno".
Certo, ci sono quelli che non hanno voglia di ascoltare, quelli che fanno finta di ascoltare, quelli che dicono di non averne bisogno, quelli che ascoltano ma capiscono a modo loro, quelli che non ascoltano perché ribelli o perché indifferenti.
Ma il proposito di ascoltare potrebbe partire anche da qualcosa di molto semplice quando ci ritroviamo per l’assemblea eucaristica. Mi spiego. Non raramente capita di avere velocità diverse nelle “risposte” alla messa, nelle preghiere, nei salmi, come nel Gloria e nel Credo. Questo perché? Perché non ci si ascolta.
Uno parte senza sentirsi dentro un “noi” che prega, canta e partecipa. Quando uno prega da solo assume i tempi che lo caratterizzano, ma quando si prega o canta insieme deve imparare a porre attenzione agli altri. Quindi, se uno è abituato a dire il Padre Nostro tutto d’un fiato (come quando bisogna far passare il singhiozzo senza respirare), se lo recita con gli altri, dovrà rallentare un po’; se uno è abituato alle code e agli strascichi, dovrà metterci un po’ più di lena e accelerare. Non esagero: a volte nelle messe ci sono almeno 5/6 velocità. Coloro poi che con il microfono guidano alcuni passaggi della liturgia, dovrebbero ascoltare più degli altri. E anche questo non sempre succede.
Ascoltare e ascoltarsi.
Ascoltare è ascoltarsi.
Capiamo bene che non è solo questione di forma, ma capacità di sintonizzare i cuori e quindi le voci in ciò che si dice, legge o canta.
Ci dobbiamo esercitare di più, a maggior ragione se pensiamo che il volto delle nostre assemblee è composito (pensiamo alle diverse età) e fluido (le persone non sono sempre le stesse).
Ascoltarci. E non solo nelle messe: ecco il buon proposito d’inizio anno.

 

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