La Dichiarazione di Abu Dhabi
Dopo le dichiarazioni di Marrakech e di Islamabad, arriva la Dichiarazione di Abu Dhabi, firmata anche da Papa Francesco e dal Grande Imam di al Azhar Ahmed al Tayyib. Una dichiarazione considerata come “un invito alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti e non credenti, e tra tutte le persone di buona volontà”, in un mondo in cui c’è una “coscienza umana anestetizzata e l’allontanamento dai valori religiosi”.
La richiesta, forte, è che tutti “cessino di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco”, e che “smettano di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione”.
Divisa in 12 punti, su temi che vanno dalla cittadinanza da riconoscere a tutti alla libertà religiosa, passando anche per la protezione dei bambini e degli anziani e la pari dignità della donna, la dichiarazione è un appello non solo agli “architetti della politica internazionale”, ma anche a tutti gli intellettuali, per creare un mondo più fraterno, perché se Dio è padre, allora “il credente è chiamato ad esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere”.
Scopo del documento è quello di diventare “una guida per le nuove generazioni verso una cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli”. Ed è un documento che viene lanciato in nome di Dio “che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità”, dell’anima umana che Dio ha proibito di uccidere, dei poveri, dei miseri, dei bisognosi, delle categorie bibliche del povero dell’orfano e della vedova, ma anche delle vittime di guerre, persecuzioni, ingiustizie, dei deboli, dei prigionieri di guerra, dei torturati. E anche a nome dei popoli senza sicurezza, della fratellanza umana “lacerata dalle politiche di integralismo e dei sistemi”, della libertà della giustizia e della misericordia.
L’appello ai leader del mondo è “di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive”, e agli intellettuali perché “riscoprano i valori della pace, della giustizia, del bene, della bellezza, della fratellanza umana e della convivenza comune, per confermare l’importanza di tali valori come àncora di salvezza per tutti e cercare di diffonderli ovunque”.
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