Vanitas vanitatum
Vanitas vanitatum è la traduzione di hebel hebelim, presa dal libro del Qoèlet, in italiano vanità delle vanità. L'espressione ci vuole comunicare che tutto è fragile ed esposto ad una fine rapida.
L’abbiamo vissuto anche nella “settimana dei morti”, con le riflessioni partite nel giorno dei Santi e continuate nelle messe al cimitero ma, anche, con i lutti che abbiamo vissuto nelle nostre Comunità proprio in questa settimana.
Tutto è hebel, tutto è limitato e dunque è importante cogliere da questo una lezione di profonda umiltà. Il limite però, invece di provocare una reazione di risentimento, di rabbia e violenza, ci può rendere pacifici. Come Abele, il cui nome è appunto soffio, hebel. È così che siamo chiamati a vivere dentro la storia e dentro i limiti del nostro vivere, senza maledire la vita ma accogliendola. I credenti hanno espresso questo in diversi modi e con arte. Per esempio, la figura di santa Maria Maddalena è stata protagonista di questo richiamo. E’ lei che nel giardino della risurrezione ascolta la voce del Maestro che la invia ai discepoli. Il Vescovo Francesco ce l’ha proposta come icona di questo anno pastorale 2019-2020.
Mercoledì, nella messa al cimitero, abbiamo guardato la Maddalena penitente del Caravaggio (Galleria Doria-Pamphilj 1597) figura della vanitas. Al tempo del Caravaggio, questo filone aveva avuto una ripresa significativa per opera di alcuni santi, tra i quali San Filippo Neri (1515-1595)
Dei suoi pochi scritti rimasti – poiché aveva dato alle fiamme quasi tutto - fa parte una preghiera-meditazione ripresa, in forma di canzone da Angelo Branduardi che ha fatto parte della colonna sonora del film dedicato al Neri intitolato State buoni se potete...
Ecco la preghiera:
Vanità di vanità. / Ogni cosa è vanità.
Tutto il Mondo, e ciò che ha / Ogni cosa è vanità.
Se del mondo i favor suoi / T’alzeran fin dove vuoi.
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se regnassi ben mill’anni / Sano, lieto, senz’affanni.
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi d’ogn’intorno / Mille servi, notte e giorno,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi più soldati / Che non ebbe Serse armati,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità
Se tu avessi ogni linguaggio, / E tenuto fossi saggio,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se starai con tutti gli agi, / Nelle Ville, e ne’ Palagi,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
E se in feste, giuochi e canti / Passi i giorni tutti quanti,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Sazia pur tutte tue voglie / Sano, allegro e senza doglie,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Dunque a Dio rivolgi il cuore, / Dona a lui tutto il tuo amore,
Questo mai non mancherà, / Tutto il resto è vanità.
Se godessi a tuo volere / Ogni brama, ogni piacere,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi ogni tesoro / Di ricchezze, argento ed oro.
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se vivessi in questo mondo / Sempre lieto, ognor giocondo,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se lontan da pene e doglie / Sfogherai tutte tue voglie,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se qua giù starà il tuo cuore / Giubilando a tutte l’ore,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Dunque frena le tue voglie, / Corri a Dio, che ognor t’accoglie,
Questo mai non mancherà. / Tutto il resto è vanità.
Può essere bello ascoltare la canzone di Branduardi: Vanità di vanità
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