Il papa arrabbiato
Se ne sono dette e scritte di tutti i colori. Più del bene che fa quotidianamente, ha fatto notizia il fatto che il Papa abbia reagito a una fedele che lo ha strattonato, atto al quale sono seguite, il giorno dopo, le sue scuse, durante l’angelus (peraltro, non mi sarebbe dispiaciuto avesse chiesto scusa anche la maleducata fedele... ma lasciamo stare).
Al gesto del Papa ha fatto seguito un clamore enorme. Alcuni interventi sono stati eccellenti, altri sono stati pronunciamenti deliranti ai confini del patologico grave. Da parte mia, il riferimento a quanto accaduto vorrebbe aprire a una riflessione più ampia. Vorrei spendere qualche parola sul fatto che non solo il Papa, ma anche il prete abbia diritto di arrabbiarsi. Questo, dal mio punto di vista, per diverse ragioni.
Innanzitutto, perché siamo persone. Capita, talvolta, che quando qualche parrocchiano ci vede arrabbiati, dica bonariamente: “Capisco, in fondo anche voi siete persone...”. Conosco bene l’affetto della mia gente e capisco cosa vuol significare con questa espressione. Ma mi permetto di correggerla: non “in fondo”, ma totalmente i preti sono persone! Mi sembra permanga ancora, talvolta, l’idea che il sacramento dell’ordine ci renda superuomini, che devono esserci sempre e non manifestare stanchezza (tanto i preti mica lavorano in fabbrica... cosa avranno poi da fare?), avere sempre il sorriso sulle labbra, dire sempre “sì” e subire tutto senza contraccolpi, come Bud Spencer che le prendeva da dieci persone, non sentiva nulla, poi si divincolava ed erano botte da orbi per gli avversari. Eh no, non è così. Siamo persone, che come tutti hanno le loro gioie e i loro dolori, le loro fatiche e preoccupazioni, pregi e difetti, doti e incapacità, giorni di brillantezza e altri di stanchezza fisica o mentale. Come tutti.
Questo, talvolta, si unisce a un concetto distorto di misericordia (come ben si è visto anche in alcuni articoli sulla reazione del Papa, scritti da gente che si crede sapiente).
Per alcuni, misericordioso sarebbe colui che, sempre con un sorriso inebetito stampato sulle labbra, dovrebbe sempre dire che va bene tutto e, se viene maltrattato, rispondere con un dolce “va bene così, non fa niente”. Ora, questo non soltanto denoterebbe una persona disturbata e non misericordiosa, ma nemmeno evangelica.
Il Vangelo chiede la purezza del cuore, è vero, ma questa si ottiene con la fatica della ricerca della verità! Il compito del prete è aiutare la sua gente a fare verità su di sé e su quanto vive, alla luce del Vangelo. E questo, come Gesù ha mostrato in modo chiaro ai mercanti del tempio con la sua reazione, richiede a volte anche un’arrabbiatura e una gestualità che dica chiaramente che non va, che così non si può proseguire.
Non è semplice e indolore cercare la verità! Questo lo sa chiunque abbia provato a giocarsi seriamente nella vita (perfino una canzone di qualche decennio fa riconosceva che la verità fa male... perché ti mette di fronte a ciò che sei, non a come ti immagini o vorresti essere!).
Qui c’è tutta la concretezza della vita cristiana, che produce splendidi germogli, ma che qualche volta fa incontrare qualche dolorosa spina. Eh sì, il Papa si è arrabbiato. Viva il Papa.
Da: Diario di un prete, santalessandro.org
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