Dare inizio
Mercoledì diamo inizio alla Quaresima.
Già qui si usa una parola impegnativa: "dare inizio". Penso alle quaresime che non hanno dato inizio a niente, o quasi niente, nella mia vita. E penso con gratitudine al fatto che ogni anno la Chiesa mi riproponga la Quaresima. Come se io intuissi, in questo ripropormela, da un lato un atto di consapevolezza e dall'altro un atto di fiducia. Consapevolezza della fragilità umana: io non mi converto al vangelo in un anno, dura una vita la mia conversione al vangelo. D'altro lato un atto di fiducia: come mi venisse detto che quest'anno posso fare un passo - non dico un balzo da eroe, che non mi appartiene -, ma un passo, il mio piccolo passo. Questa Quaresima, dico questa, potrebbe essere evocata come un momento favorevole. "Ecco ora" scrive Paolo nella lettera ai Corinti (2 Cor 5) che ascolteremo nella seconda lettura "il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!".
All'inizio di questo cammino quaresimale, ciascuno di noi disegna un itinerario spirituale, individua alcuni impegni più concreti da attuare, si propone delle rinunce, si dispone a vigilare maggiormente su quelle che riconosce come tentazioni più consuete. Tutto questo va bene, è cosa buona e necessaria. Deve tuttavia non distrarci, soprattutto non deve farci dimenticare che il vero combattimento, la lotta autentica, si attesta su un terreno diverso.
Tutto quello che noi possiamo scegliere o decidere è come una palestra in cui esercitarci, un allenamento che ci prepara a giocare poi la partita vera, che però si decide altrove. Dobbiamo fare attenzione a non confondere l'allenamento con la partita vera, che è la vita stessa a proporci in modo sempre imprevedibile e sorprendente: la vita, che può scivolarci addosso, perché rimaniamo sempre in palestra senza mai affrontare il campo da gioco, o che al contrario possiamo trasformare nel tempo favorevole della grazia di Dio, se diventiamo capaci di reagire a tutto ciò che può accadere, e che non riusciamo né a prevedere né a dominare, rimanendo fedeli ai criteri di Dio anziché alle nostre logiche.
Per questo è importante scendere nel proprio cuore, abitare con pace il proprio mondo interiore, sgomberandolo da tutto ciò che lo riempie e non serve, e che soprattutto toglie spazio e tempo alla relazione con Dio nella quale matura e si plasma ogni altra relazione: quella con gli altri, nella forma dell'elemosina, cioè della condivisione, della solidarietà, della prossimità amorosa e quella con i beni della terra, nella forma del digiuno, della sobrietà, del non possesso.
Diamo dunque inizio...
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