Non spaventate i bambini...

Non spaventate i bambini...

Nella festa dell’Assunta diverse voci si sono levate per il valore della vita, Giampaolo Crepaldi, Vescovo di Trieste:

«Purtroppo dobbiamo constatare, con sconcerto, che chi ci governa va in direzione opposta. Infatti, con un atto amministrativo a cura della Direzione generale intitolato Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine, conosciuta come pillola RU 486, il Ministro della Salute ha allargato le maglie dell’interruzione volontaria della gravidanza, cioè dell’aborto, consentendola con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana di gravidanza. Il tutto presentato come una conquista di civiltà. Su questo punto è bene essere chiari.
Non c’è nessun progresso umano e civile quando con l’aborto si favorisce l’uccisione di un individuo della specie umana nel grembo che lo accoglie, invece di prodigarsi per la difesa dell’essere più indifeso che ci sia.
Non c’è nessun progresso umano e civile quando l’interruzione della gravidanza è talmente banalizzata da essere equiparata a un semplice intervento farmacologico.
Non c’è nessun progresso umano e civile quando, soprattutto con le nuove disposizioni, la donna viene abbandonata a se stessa in una solitudine sanitaria, psicologica e morale di fronte alla scelta esistenziale, tragica e pericolosa, dell’interruzione della gravidanza.
Non c’è nessun progresso umano e civile quando si percorre la strada dell’aborto al posto di quella dell’aiuto alla maternità, in una situazione di preoccupante contrazione demografica che rende incerto il futuro del nostro Paese.»

L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nel suo messaggio è chiaro:

«Non spaventate i bambini. Per favore, voi sapienti del mondo, voi esperti della vita, voi che create parole e immagini, storie e fantasie, non spaventate i bambini!». 
«Non spaventate i bambini parlando della vita come di un problema, di un figlio come di una spesa, della società come di una giungla ostile, del futuro come di una minaccia oscura. Non spaventate i bambini insinuando la paura che ogni persona che si incontra è un pericolo, che ogni straniero è un nemico, che la sapienza consiste nel diffidare di tutti.
Non spaventate i bambini sfogando le vostre frustrazioni e le vostre amarezze con lamenti interminabili».
Il pensiero è rivolto anche alle madri:
«Non spaventate i bambini e non spaventate le donne che possono essere mamme, non insinuate la paura che mettere al mondo un bambino significhi mettere al mondo un infelice: che ne sapete voi, infelici, della felicità dei bambini?
Non spaventate le mamme suggerendo che l’aborto sia una soluzione, mentre è un dramma e una ferita che non guarisce mai»...
«Non spaventate i bambini, non spaventate la mamme, voi che parlate, scrivete, insegnate».

Sulla questione del tweet del Ministro della Salute, Roberto Speranza, riguardo l’utilizzo della pillola abortiva RU486 in ambulatorio e fino alla nona settimana è intervenuto anche Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla.

«Purtroppo la depenalizzazione dell’aborto ha portato ad una cultura di morte in cui la decisione della donna di interrompere la gravidanza è sempre più banalizzata e presentata all’opinione pubblica come un qualunque intervento farmacologico. Tra un po’ non si parlerà più di aborto, perché esso sarà “invisibile”, non senza gravi conseguenze per la mamma e per la società.
La donna viene sempre più lasciata sola di fronte alla drammatica decisione se rinunciare o meno al proprio bambino. Alla luce dei nuovi regolamenti, viene lasciata sola anche nelle ore oltremodo pesanti in cui devono agire i farmaci assunti per fermare la gestazione e provocare l’espulsione. La donna sarà sola, a casa con il proprio dolore e le possibili conseguenze negative sulla sua salute.
La tristezza nasce in me soprattutto nel leggere alcune affermazioni di parlamentari riportate dai giornali, come ad esempio questa: “Una risposta civile e moderna, che spazza via ogni concezione medievale del ruolo delle donne”. Invece di scegliere la strada dell’aiuto alla maternità, in una situazione di declino demografico che sta mettendo una seria ipoteca sul futuro del nostro Paese, si nasconde ipocritamente l’origine vera di questa decisione: gravare meno sulle strutture ospedaliere, anche a costo di pesanti conseguenze che il Consiglio Superiore della Sanità nelle sue Linee Guida del 2010 aveva riconosciuto come rischiose per la salute della donna.»

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