Dante e Maria

Dante e Maria

Questo anno 2021 - ormai lo sanno tutti - è l'anno del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri (14 settembre 1321), il poeta la cui opera ha segnato profondamente tutta la storia della letteratura mondiale e in particolare quella italiana.

Non c'è italiano che non sappia qualcosa di lui, che non abbia assunto qualcosa di lui nel proprio immaginario personale. È possibile dire che Dante il più grande poeta italiano per tanti motivi, uno certamente è che scrisse la sua opera più importante e celebre, la Divina Commedia, proprio utilizzando la lingua che veniva parlata ormai a Firenze nel suo tempo, dando così ad essa una dignità altissima, una lingua con cui si poteva parlare non solo di cose quotidiane, ma anche di tematiche alte e profonde, le più importanti, come quelle che danno senso ultimo all'esistenza.
Nella Divina Commedia ricorrono alcune figure femminili che svolgono un ruolo decisivo per il poeta che sta vivendo un momento di forte crisi esistenziale. Tra queste, prima fra tutte, c'è la Vergine Maria. Prima anche di Beatrice, la donna che Dante ha amato durante tutta la sua vita.
In questo mese di maggio abbiamo cominciato, nelle celebrazioni itineranti del lunedì e del mercoledì sera, a farci aiutare da alcuni brani della Commedia per meditare sul ruolo che Maria ha anche nella nostra stessa vita di cristiani. Infatti, Dante non è solo il grande poeta italiano ma è anche poeta cristiano. Riguardo alla sua fede non è possibile far altro che riconoscerla e vedere dove lo porta, a quale esperienza di senso della vita lo conduce. Papa Paolo VI, a proposito della fede cristiana di Dante, ha scritto nel 1965, una lettera in forma di Motu proprio in occasione del settimo centenario della nascita di Dante Alighieri, intitolata Altissimi cantu, nella quale afferma:

“Che se volesse qualcuno domandare, perché la Chiesa cattolica si prende a cuore di coltivare la memoria e di celebrare la gloria del Poeta fiorentino, facile è la nostra risposta: perché, per un diritto particolare, nostro è Dante! Nostro, vogliamo dire della fede cattolica, perché tutto spirante amore a Cristo; nostro perché molto amò la Chiesa, di cui cantò le glorie; e nostro perché riconobbe e venerò nel Pontefice romano il Vicario di Cristo”.

Non tutti sono “nel mezzo del cammin di nostra vita”, ma tutti, in un modo o nell’altro, in ogni stagione della vita, possono trovarsi “in una selva oscura”.

 

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