La quercia

La quercia

Il Vangelo di questa Domenica ci porta a Nazaret, nella sinagoga, dove Gesù viene “etichettato”.

“Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Persino lui, che capisce tutti e comprende tutto, sperimenta la fatica di non essere accettato. Un racconto ci aiuta a comprendere meglio.

In un regno lontano un giardiniere propose al re di creare il più bel giardino del mondo, scegliendo le piante migliori. Piantò uno a uno i semi, decidendo il posto migliore. Li innaffiò e li curò giorno dopo giorno. Col tempo sbocciarono fiori pieni di colori e di profumi e poi gli alberi diedero bellissimi e buonissimi frutti.
C’era però una pianta che non fioriva né dava frutti.
Il roseto, affascinante ma spinoso, la rimproverò:
“Fissa il sole! Io lo guardo in faccia. Non capisci niente! Hai bisogno di luce e di calore! Solo così fiorirai!”.
Umiliata, lo ascoltò subito, ma non successe nulla.
Allora intervenne il melo: “Sei misera! Ti serve più acqua! Guarda quanto produco io! Bevi di più e vedrai quanti frutti! Un albero che non produce nulla, non serve a nulla”, ripeteva.
Quelli che gli altri chiamavano consigli e pareri, erano giudizi che la facevano sentire inferiore, inadeguata, sbagliata, limitata.
Il giardiniere notò la sua tristezza, le stette vicino, la ascoltò e ne colse l’anima: “Non sei né roseto, né melo. Sei quercia! Tu non devi fiorire né dare frutti come vorrebbero gli altri. Sei diversa da loro: sei fatta per crescere accarezzando il cielo e essere nido per gli uccelli e rifugio di ombra per gli uomini”.
Capì che sbagliava a sforzassi di seguire le etichette degli altri. Ritrovò se stessa e divenne talmente bella agli occhi di tutti che fu scelta a simbolo del giardino più splendido del mondo e con le sue fronde spalancate e le sue radici profonde divenne per tutti l’immagine dell’albero della vita.

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