letterina 20100711

L'affondo

 La luna e i falò

Il CRE ci suggerisce alcuni approfondimenti letterari sul tema della terra .
Partiamo da Cesare Pavese, con il romanzo "La luna e il falò" (1950).
Anguilla, un trovatello nativo delle Langhe piemontesi, emigrato in America per fare fortuna, ritorna al paese per rivedere i luoghi della sua infanzia. A muoverlo è un profondo e intenso desiderio di radici che vanamente ma ostinatamente rincorre da sempre, perché un paese significa sapere che nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei, resta ad aspettarti. La terra ricorda quindi il bisogno di radici.

"Così questo paese, dove sono nato, ho creduto per molto tempo
che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l’ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto. Uno gira per mare e per terra, come i giovanotti dei miei tempi andavano sulle feste dei paesi intorno, e ballavano, bevevano, si picchiavano, portavano a casa la bandiera e i pugni rotti. Si fa l’uva e la si vende a Canelli; si raccolgono i tartufi e li si portano in Alba. C’è Nuto, il mio amico del Salto, che provvede di bigonci e torchi tutta la valle fino a Camo. Che cosa vuol dire? Un paese ci vuole, non fosse altro che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo. Da un anno che lo tengo d’occhio e quando posso ci scappo da Genova, mi sfugge di mano. Queste cose si capiscono con il tempo e l’esperienza. Possibile che a quarant’anni e con tutto il mondo che ho visto non sappia ancora che cos’è il mio paese?"
  

 

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