L'affondo
Giovanni e il Corpus
Corpus Domini e festa del Patrono: un binomio che spalanca orizzonti.
Un patrono che indica la via, la via di una comunità intorno al suo Signore. Di lui si racconta un nascere che apre la bocca dei muti e un morire nell’oscurità delle parole, nel silenzio di un carcere. Tre mesi prima di venire alla luce sobbalza di gioia nel grembo di sua madre. Sobbalza per un Altro. Anticipo di futuro… Essere indice. Indice di un Altro. Proclama, alza la voce, ma non per sé, come spesso succede a chi alza la voce. Alza la voce per un Altro. Indica Colui che deve venire. Indica un percorso di vita: dall’essere centrati su se stessi all’essere decentrati. Un patrono che indica, una comunità che vive. E vive creando vicinanza, profumo di pane nei nostri inquieti giorni, che attendono segni di attenzione e condivisione. E il Corpus Domini, la festa del Corpo di Cristo, offerto come pane, dice proprio che «né a noi né a Dio è bastata la Parola. Troppa fame ha l’uomo e Dio ha dovuto dare la sua carne e il suo sangue» (Divo Barsotti). «Ecco il mio corpo», ha detto Gesù, e non: «ecco la mia anima, il mio pensiero, la mia divinità, ecco il meglio di me», semplicemente, poveramente: «ecco il corpo». La cosa più vicina a noi, casa della fatica, volto modellato dalle lacrime e levigato dai sorrisi, sacramento di incontri, luogo dove è detto il cuore. Cristo dà il suo corpo, perché vuole che la nostra fede si appoggi non su delle idee, ma su di una Persona, assorbendone storia, sentimenti, piaghe, gioie, luce; dà, perché dare è la legge della vita, unica strada per una felicità che sia di tutti. Non si può giungere alla divinità di Cristo se non passando per la sua umanità, carne e sangue, corpo in cui è detto il cuore, mani che impastano polvere e saliva sugli occhi del cieco, lacrime per l'amico, passioni e abbracci, i piedi intrisi di nardo, la casa che si riempie di profumo e di amicizia, e la croce di sangue. Si tratta dunque di acconsentire al segno che arde come brace nel desiderio di Gesù di volerci a cena, di darci il suo pane e il calice del vino. Riconoscere il segno e farne un sogno: diventare pane. E in questo, inventarsi e lasciarsi diventare. Comunione e comunità. R.M.
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