Caro don Giuseppe aprendo la busta del Cre mi è venuto in mente che, almeno nei soldi, uno studente è un po’ come una Parrocchia: si spende molto per mantenerlo, eppure questo ne ha sempre bisogno. Eccoti allora mezzo del mio “gaudio”, per curare il “mal comune”. Grazie lo stesso.
Un biglietto così va conosciuto, non tanto per la quota che è stata resa, ma perché rivela un sentire “da grande”. E, permettete, è un po’ di luce anche per gli animatori più giovani che, normalmente, guardano immediatamente a “quanto ?”. Al termine del Cre, il grazie agli animatori vien significato da uno scritto con un “presente” (che ogni anno varia a seconda del tema) e una mancia. Tutto questo si aggiunge a ciò che viene già messo in cantiere per ciascuno: i costi della formazione, della due giorni in montagna, della maglietta, della mensa, delle piscine, delle gite, dei trasporti, della serata con gli animatori della bergamasca... del fegato che si deve mangiare con alcuni. Alla fine è bello se qualcuno dice grazie. L’ultimo giorno, dopo aver distribuito i presenti, un animatore si avvicina, toglie dalla busta il foglietto del grazie dicendo:” basta questo” e mi consegna i soldi che c’erano dentro. Dico di no, che è giusto che anche lui tenga la mancia...ma niente. Lo stesso giorno, un altro animatore, alla prima esperienza, si lamenta per aver ricevuto poco, confrontandosi con una animatrice di 20 anni che ha ricevuto di più (lui dice perché sta simpatica). Anche qui è necessario riflettere. Per un mese ha dato filo da torcere: richiami, sospensione, nuove possibilità concesse, condivisioni con l’equipe del Cre per vedere il da farsi salvaguardando fiducia nei suoi confronti, comprensione per i genitori, ma anche desiderio di far capire le cose all’interessato. E, alla fine, lui si paragona ad una che ha sgobbato da matti. Poi, il sabato, ritirando la posta, trovo il biglietto di cui sopra. Davvero qualcuno sta camminando. E allora non mi “spaventa” neppure l’animatore alla prima esperienza… Avrà bisogno di altri Cre. Quanti?
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