I quattro anni del papa
Lunedì scorso, 13 marzo era il quarto anniversario dell’elezione di papa Francesco. L’abbiamo ricordato insieme al Vescovo Francesco e ai rappresentanti delle 22 parrocchie, nell’incontro di presentazione della riforma dei Vicariati. A Mozzo, dove ancora il 13 marzo (2013) avevamo seguito in diretta con il Vescovo l’abemus papam. Dunque quattro anni.
Ci siamo familiarizzati con questo papa e normalmente sentiamo tra noi commenti positivi per la semplicità, l’immediatezza, l’essenzialità, il parlar chiaro... Ma ci sono da più parti anche critiche. Se, come dice Erasmo da Rotterdam (Adagia, 108), “neppure Giove piace a tutti“, niente di strano che qualcuno abbia da ridire anche su Papa Francesco.
Quello che stupisce è che i critici più accesi del Papa siano proprio dei cattolici, apostolici, romani, e spesso, per giunta, pure egregi. Essendo della stessa famiglia di spirito con alla base lo stesso Vangelo, si poteva supporre che ciò non avvenisse. Ma lo stesso Erasmo (ibid.) ribadisce il concetto e cita Lc 7, 32. In quel passaggio, Gesù, a proposito di gusti, chiede ai suoi ascoltatori a chi può paragonare gli uomini di questa generazione e risponde lui stesso: Sono come quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: È indemoniato. È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.
Come cattolici siamo convinti che, in qualche modo, nell’elezione di ogni Papa c’entra lo Spirito Santo. E siamo convinti che ogni pontefice è un fattore del disegno provvidenziale che Dio porta avanti nella storia per mezzo di Gesù redentore. Bisogna non perdere la grazia che la Provvidenza ha sicuramente messo anche nel pontificato di Francesco. Quindi, invece di attendere il suo successore, chiediamoci quali siano i doni che Dio sta offrendo all’umanità di oggi per mezzo suo. E l’augurio migliore che gli possiamo fare, oltre che nella preghiera, è lasciarci provocare dalle sue parole sentendole rivolte a noi (e non solo ad alcune categorie di persone) per ricentrarsi sull’essenziale del Vangelo, l’unico metro di misura valido per chi si dice cristiano.