Josef Mayr-Nusser beato
“Giuro a te, Adolf Hitler, Führer e Cancelliere del Reich, fedeltà e coraggio. Prometto solennemente a te a ai superiori fedeltà e obbedienza fino alla morte.Che Dio mi assista”.
Queste erano le parole che le giovani reclute dovevano pronunciare per far parte delle Schutzstaffel, le famigerate SS. Il 4 ottobre del 1944 , nella caserma di Konitz, nella città della Prussia occidentale dove era stato inviato, Josef Mayr-Nusser, arruolato di forza, si rifiutò di farlo.
“Giurare per odiare, per conquistare, per sottomettere, per insanguinare la terra? Giurare per rinnegare la propria coscienza, giurare e piegarsi ad un culto demoniaco, il culto dei capi, innalzati a idoli di una religione sterminatrice?”, si chiese. “Signor maresciallo, io non posso giurare”.
Ad un compagno che gli disse di giurare perché tanto la guerra sarebbe terminata presto, Josef rispose: Se mai nessuno ha il coraggio di dire loro che non è d’accordo con le loro visioni nazionalsocialiste, le cose non cambieranno.
Un rifiuto e una scelta che pagò con la vita. Processato e condannato per disfattismo, alcuni mesi dopo fu spedito a Dachau. Dove non arrivò. La linea ferroviaria fu bombardata e il treno si fermò a Erlangen, appena sopra Norimberga, a quasi duecento chilometri dal campo di concentramento. Josef, spossato dalla fame e dalla dissenteria, muore, con il Vangelo tra le mani, sul treno, la notte del 20 febbraio 1945. Sepolto ad Erlangen, dopo 13 anni le sue spoglie sono portate a Bolzano, nella piccola chiesa di San Giuseppe, a Stella di Renon, un posto magnifico ad una ventina di chilometri dal capoluogo dell’Alto Adige.
Da sabato scorso, Josef Mayr-Nusser è beato. Alla presenza del figlio Albert, oggi settantaquattrenne, nel duomo di Bolzano gremito di gente, il cardinal Amato ha riconosciuto le virtù di quello che Paolo Giuntella sosteneva essere il primo obiettore di coscienza del nostro Paese.
Il suo gesto come quello di Tommaso Moro e Franz Jägerstätter, rappresenta il riscatto di tanti cristiani, anche buoni, ma rassegnati di fronte al fascismo e al nazismo. Per questo non è stato facile l’iter del processo.
“Rimarrà scomodo anche da beato”, ha detto il vescovo di Bolzano, mons. Ivo Muser.