Tik Tok? Toc-toc!

Tik Tok? Toc-toc!

La festa di San Giovanni Bosco cade in un periodo in cui le notizie di cronaca rilanciano in modo drammatico il tema dell’educazione. I nostri Oratori han sempre guardato a don Bosco come riferimento prezioso per questo ambito, basti pensare al suo metodo preventivo.

La pandemia ha stravolto i ritmi e le abitudini della nostra quotidianità: relazioni umane, lavoro, intrattenimento, di colpo, da un giorno all’altro, hanno “traslocato” sul web. La rete è divenuta un’agorà virtuale. In questa nuova “piazza virtuale” sono stati catapultati non solo gli adulti ma anche i bambini. Dall’inizio della pandemia, infatti, i bambini e i ragazzi sono “costretti” dinanzi a telefonino, tablet o computer che sia, per svolgere le attività ordinarie, dalla scuola al catechismo, alla festa di compleanno o di onomastico.
In questi mesi anch’essi, al pari degli adulti, hanno “sopportato” mille privazioni e il contatto con amici e parenti è spesso virtuale, attraverso, magari il gioco online su una console o su uno smartphone o attraverso i canali social, Tik Tok in maniera particolare. Il Garante della privacy, dopo la morte della piccola Antonella di Palermo, lo ha bloccato. Se da una parte norme e leggi servono agli adulti e in particolare a quegli adulti che producono applicazioni, device e contenuti digitali, dall’altra, ai ragazzi servono genitori-educatori. Allora il Tik Tok diventa un “toc-toc” alla porta dei genitori e degli educatori.
Iniziamo a dare il buon esempio. Se i figli vedono i genitori con la testa sempre chinata sullo smartphone, saranno poco credibili quando vogliono limitarne a loro l’uso. Occorrono dei momenti “social free” (ad esempio l’ora dei pasti, il dopo la cena, quando si è tutti insieme...), da dedicare al rapporto con i figli. Il genitore deve offrire fiducia al figlio; l’educazione è fatta di esempio, di fiducia ma anche di un controllo garbato. La tecnologia in questo ci aiuta moltissimo: per controllare e/o limitare l’accesso ai siti inadeguati, assai utile può essere il parental control o filtro famiglia, che permette ai genitori di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività da parte del figlio (siti pornografici, immagini violente o pagine con parole chiave), regolare il tempo di utilizzo, ecc. Tanti sistemi, tante opportunità, ma la tecnologia non basta per tenere i figli completamente al sicuro, perché la cosa più urgente è quella di investire sull’educazione. 
Altro aspetto da considerare è che uno smartphone, inteso come strumento con libero accesso a tutti i contenuti della rete e a tutti i social network, non andrebbe dato prima dei 13 anni. Non è questo un problema di norme (i social sono già vietati dai loro stessi codici ai minori di 13 anni), ma esclusivamente educativo. Ripartire dai fondamenti della genitorialità vuol dire anche riconoscere il proprio errore nel caso, assai frequente, in cui si è consentito ad un figlio piccolo di far uso dello smartphone, “perché lo avevano tutti” o “per farlo stare buono”. Questo significa soggiacere ad una dittatura culturale che andrebbe rovesciata se davvero teniamo a cuore la questione educativa. Non ricordiamoci solo quando si verificano tragedie. E non pensiamo che “intanto a me non capita”. Il processo di digitalizzazione che in questi tempi ha invaso i temi della politica deve necessariamente essere affiancato o, meglio, preceduto da un reale, massiccio e corretto processo formativo.

P.S. Il Consultorio Familiare “C.Scarpellini “ di Bergamo propone una serata online dal tema: TIK-TOK, INSTAGRAM, OMEGLE APP E L’UNIVERSO DELLA RETE CHE L’ADULTO NON RIESCE PIU’ A CONTROLLARE. E’ necessario ISCRIVERSI cliccando e compilando il MODULO-online riportato qui di seguito: https://forms.gle/51mhLBrCHK2n1go9A Qualche giorno prima vi verrà inviato il LINK per accedere alla serata con MEET. (vedi sotto in bacheca o clicca qui per maggiori informazioni)

 

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