letterina 20130727

La valigia di Francesco

Sono in molti a parlare di nuovo di "primavera della chiesa" inaugurata da papa Francesco. Si disse di papa Giovanni: "Un cristiano sul trono di Pietro"; si dice di papa Francesco: "Un uomo è diventato vescovo di Roma".   Questo Papa ha acceso nei cuori un'attesa, delle speranze per una chiesa che si rinnova, che continua la sua incessante riforma.
Questo giudizio positivo e soprattutto questa attesa dipendono e da alcune parole e da alcuni gesti: come quelli compiuti nella partenza per il Brasile, che ci hanno mostrato per la prima volta un Papa salire la scaletta dell'aereo portando in mano la sua cartella. Come se Francesco dicesse: nessuno deve portare un peso al posto mio. E poi atterrato, è salito su una piccola utilitaria, una Fiat Idea, che era la macchina più piccola del corteo. Cominciamo, dunque, con i gesti. In quattro mesi non possono essere tanti, anche se quei pochi sono stati subito raccontati come "i fioretti di papa Francesco", perché semplici, eloquenti e anche singolari, come quelli del Poverello di Assisi.  
A Lampedusa il grido di Francesco è stato un grido d'uomo a tutta l'umanità.
"Questo papa parla troppo", ha detto qualcuno. Effettivamente ogni giorno Francesco ci dona una breve omelia che, oltre a essere un atto liturgico importante di per sé, pronunciata dal papa si impone per la sua qualità magisteriale di insegnamento. Limitandosi a un esame statistico del lessico di papa Francesco, si può notare che la parola che ricorre con maggiore frequenza nei suoi interventi pubblici è "gioia" (più di 100 volte); segue "misericordia" (quasi 100) che, unita a "perdono", dà un totale di circa 150 occorrenze; poi umile-umiltà (65 volte), povero-povertà (40 volte). Di fronte a questi dati sembra urgente non tanto fare una scelta e discutere singolarmente i vari termini, quanto piuttosto far emergere il pensiero di papa Francesco nella sua novità, che ha oggi una decisiva "performance" nel cuore di chi lo ascolta. Insomma: una valigia piena di novità...  

 

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ESTATE 2013

Biciclettata

   
   

letterina 20130720

Pensieri da animatore

Inizia l’ultima settimana del Baby e termina il Cre. Alcune righe di un animatore di 17 anni vedono così il mese con i ragazzi.


A scuola il prof di religione ci ha fatto leggere una piccola poesia di Martin Luther King che dice:


“Se non puoi essere un pino sul monte, sii una canna nella valle,
se non puoi essere albero, sii un cespuglio,
ma sii la migliore canna sulla sponda del ruscello,
il migliore piccolo cespuglio nella valle.
Se non puoi essere autostrada, sii un sentiero,
se non puoi essere il sole, sii una piccola stella,
ma sii sempre il meglio di ciò che puoi essere.”


Dentro queste parole ho trovato il senso del mio essere animatore in oratorio, nei mesi dell'estate. Qui tento di dare il meglio di me stesso, senza sentirmi giudicato. Non tutti gli animatori del Cre sono delle autostrade. Tanti di noi sono piccoli sentieri e guai se non esistessimo. I bambini se ne rendono conto... Sono loro che ti fanno sentire piccole stelle. Ogni volta che devo raccontare i momenti dove mi sono sentito importante ricordo l'esperienza del Cre, ammettendo anche che non è sempre facile.
Dare il meglio di se stessi non è impresa semplice. Ma conviene, ne vale la pena! Per aiutarci a capire la poesia di Martin Luther King il professore ci ha dato anche questo testo di Ermes Ronchi che dice:


“Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato a diventare e poi mettiti con passione a realizzarlo.
Non tutti devono essere sole, albero, montagna, autostrada : sono preziosi e belli anche il cespuglio, la collina, il sentiero, la stella, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo.”


Anche in queste parole ho trovato un pezzo di Cre. Everybody

 

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ESTATE 2013

Biciclettata

   
   

letterina 20130713

Lumen Fidei

Papa Francesco firma la sua prima enciclica, la “Lumen Fidei”. Scritta, è la prima volta che accade nella storia, a quattro mani insieme a Benedetto XVI.


IL RAPPORTO FEDE E RAGIONE

– La stesura della Lumen Fidei, scrive Papa Bergoglio nell’introduzione, era già stata quasi completata dal predecessore Benedetto XVI. Papa Francesco scrive anche di “assumere il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi”. Ed è un’altra inedita novità di Jorge Brgoglio: la prima enciclica della storia scritta a quattro mani. La Lumen Fidei affronta ancora una volta il tema del rapporto tra fede e ragione.


“LA FEDE RISVEGLIA IL SENSO CRITICO”

– “Il credente non è arrogante”, si legge e anche “La fede non è una verità che si imponga con la violenza, non è verità che schiaccia il singolo”. Poi, Bergoglio e Ratzinger proseguono: “La fede risveglia il senso critico, allarga gli orizzonti della ragione. La fede non è un fatto privato, una concezione individualistica, un’opinione soggettiva, ma nasce da un ascolto ed è destinata a pronunciarsi e a diventare annuncio».


“SENZA VERITA’ NON SI VA AVANTI”

– L’uomo ha bisogno di conoscenza”, prosegue la Lumen Fidei, “ha bisogno di verità perché senza di essa non si sostiene, non va avanti. La fede, senza verità non salva, non rende sicuri i nostri passi”. E poi Papa Bergoglio sottolinea che non è affatto vero che nella “connessione della religione con la verità sia la radice del fanatismo. La domanda sulla verità è, infatti, una questione di memoria, di memoria profonda, perché si rivolge a qualcosa che ci precede e, in questo modo, può riuscire a unirci oltre il nostro “io” piccolo e limitato. È una domanda sull’origine di tutto, alla cui luce si può vedere la meta e così anche il senso della strada comune”.


VERITA’ E AMORE

– La Lumen Fidei affronta anche il tema dell’amore criticando la visione del filosofo Ludwig Wittgenstein, secondo cui “credere sarebbe simile all’esperienza dell’innamoramento, concepita come qualcosa di soggettivo, improponibile come verità valida per tutti. L’amore risulta oggi un’esperienza legata al mondo dei sentimenti incostanti e non più alla verità. Invece, l’amore vero unifica tutti gli elementi della nostra persona e diventa una luce nuova verso una vita grande e piena”.

 

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ESTATE 2013

Biciclettata

   
   

letterina 20130706

Cultura dello spreco

E' ufficiale: Roncalli sarà canonizzato con Wojtyla.
Papa Francesco ha firmato infatti il decreto per la canonizzazione di due pontefici: il Beato Giovanni XXIII e il Beato Giovanni Paolo II, che verranno proclamati santi insieme in una cerimonia la cui data sarà annunciata in un prossimo Concistoro che dovrebbe tenersi a settembre. Dopo il Concistoro si potrà anche sapere la data della cerimonia che si terrà nella Basilica di San Pietro, presumibilmente l'8 dicembre, ma potrebbe anche variare. Il pontefice argentino ha ricevuto in udienza privata il card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell'udienza il Papa ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto riguardante il miracolo, attribuito all'intercessione del Beato Giovanni Paolo II. Di non minore importanza il decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Lazzati.
La notizia è stata data immediatamente al vescovo mons. Francesco Beschi, all'arcivescovo mons. Loris Capovilla e al parroco di Sotto il Monte mons. Claudio Dolcini che ha fatto suonare le campane a festa.
Per diventare santi, la Chiesa prevede un secondo miracolo avvenuto dopo la beatificazione. La canonizzazione di Roncalli può però avvenire in base a quanto stabilito da Benedetto XIV che nella sua opera "De Servorum Dei beatificazione et de Beatorum canonizatione" ha formulato la dottrina sulla canonizzazione equipollente: in sostanza si ha quando il Papa estende precettivamente a tutta la Chiesa il culto di un servo di Dio non ancora canonizzato, mediante l'inserimento della sua festa, con messa e ufficio, nel Calendario della Chiesa universale.
In questo atto pontificio Benedetto XIV ravvisa gli estremi di una vera canonizzazione, cioè di una sentenza definitiva del Papa sulla santità del servo di Dio.
Questa sentenza, però, non è espressa con la solita formula di canonizzazione, ma mediante un decreto obbligante tutta la Chiesa a venerare quel servo di Dio con il culto riservato ai santi canonizzati. Giovanni XXIII adottò la stessa canonizzazione equipollente per San Gregorio Barbarigo.
Così, i due papi che già vengono ritenuti “santi” dal sentimento dei fedeli, lo saranno anche ufficialmente.

 

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ESTATE 2013

Biciclettata

   
   

letterina 20130629

Cultura dello spreco

Il cibo che buttiamo via è come se lo avessimo rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! (Papa Francesco) 

Il consumismo ci ha indotto ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore: parola di Papa Francesco. Nella società attuale prevale una “cultura dello scarto” che “ci ha resi insensibili anche al cibo sprecato e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’udienza generale del 6 Giugno in piazza San Pietro “Una volta i nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del cibo avanzato. Il consumismo ci ha indotto ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici”. “Ricordiamo bene” – ha affermato il Pontefice – “che il cibo che
buttiamo via è come se lo avessimo rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame!
Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi”.


Nella festa del Corpus Domini” – ha detto ancora il Papa – “abbiamo letto il racconto del miracolo dei pani: Gesù dà da mangiare alla folla con cinque pani e due pesci. E la conclusione del brano è importante: ‘Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste‘. Gesù chiede ai discepoli che nulla vada perduto: niente scarto! E c`è questo fatto delle dodici ceste: perché dodici? Che cosa significa?”. “Dodici
è il numero delle tribù d`Israele” – continua Papa Francesco – “rappresenta simbolicamente tutto il popolo.
E questo ci dice che quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario, ogni comunità può andare incontro ai bisogni dei più poveri“.


“Vorrei allora che prendessimo tutti il serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attento ad ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro”. 

 

Leggi: speciale sulla mensa Zabulon della Caritas : www.caritasbergamo.it/

 

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ESTATE 2013

Biciclettata

   
   

letterina 20130622

Settimana Patronale

E’ stato bello il pellegrinaggio a Sotto il Monte, nel paese nativo di papa Giovanni: alla celebrazione finale eravamo 150; è stata intensa la celebrazione del mattino con gli anniversari di Matrimonio: erano 36 coppie; è stata significativa quella della sera con la promessa di impegno di un gruppo di terza media: erano 20 ragazzi. E’ stata anche la Domenica della sagra del prodotto tipico, strutturata nel centro del paese, proprio quello che da più parti si dice morto, con le case sfitte, con i locali vuoti, con poca gente che gira, con i negozi che chiudono o scendono a valle. E’ andata bene anche questa: nella preparazione e nel coinvolgimento di tante realtà locali e non. Certo, deve entrare ancora di più, e qui potremmo un po’ tutti fare meglio, perché alla fine, uno ha ciò che vuole: se si vuole il centro morto si vada a prendere il sole proprio la Domenica in cui si è creato un carnet di iniziative; se si vuole il quieto vivere, si stia a letto tutto il giorno; se ci si interessa della realtà in cui si vive solo a voce o nei blog, si storca il naso per la collaborazione tra “laicità” e Parrocchia...La settimana poi ha visto impegnate tante energie per la preparazione del Cre, da parte di adolescenti, giovani e mamme, la festa della terza età e la Corrida.
Poi è arrivata una lettera che mi permetto di trascrivere in alcuni passaggi perché evidenzia il senso di gratitudine che avevo pensato di aggiungere.
Siamo una coppia di “giovani sposi nonni” che ha festeggiato domenica scorsa, con molte altre coppie, l’anniversario di matrimonio. Cominciamo subito con i ringraziamenti: per primo alle persone che verranno dimenticate nell’elenco, anzi a loro doppio ringraziamento e le nostre scuse... Che emozione vedere sia il nipotino porgere il fiore alla nonna che il figlio già uomo alla mamma. Ringraziamo tutti quelli che hanno contribuito ad abbellire la nostra, già per sé, bella chiesa con addobbi, fiori, vasi …..
Il coro: cosa dire al coro: grazie. Grazie alle coppie che hanno animato l’offertorio... abbiamo guardato con speranza alle coppie con più anni di vita insieme e con tenerezza a quelle più giovani, quelle accompagnate dai figli che ancora si lasciano prendere per mano. Davanti a loro tante difficoltà sia per il periodo presente, sia per il compito di diventare genitori. Comunque auguri a tutti! Come non ringraziare chi ci ha accolto, all’uscita dalla cerimonia, sul sagrato della chiesa con un buffet vario ed appetitoso. Dopo l’anima, saziare anche il corpo non guasta. Infine ringraziamo chi ci ha regalato una magnifica giornata di sole… Saluti a tutti gli sposi.

G e D

 

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ESTATE 2013

Biciclettata