letterina 20130427

Maria, il gancio per il cielo

...E’ un po’ come quando vai a Lourdes e inizia la preghiera della sera: candele accese, come sgranate, l’Ave Maria in tutte le lingue, gli ammalati e i sani, chi aiuta e chi ha bisogno d’aiuto. Chi prega e chi si fa sostenere dalla preghiera degli altri perché di pregare non è capace. O si vergogna. Un fiume che racconta la tenerezza di Dio nel volto della Vergine Maria. Questa donna è il nostro gancio per il cielo. A Lei affidiamo i bambini, a Lei si consacrano nel segreto i cuori, a Lei chiediamo di proteggere le nostre mamme e i nostri papà, a Lei domandiamo di vigilare sui figli grandi lontani, a Lei si raccomandano gli ammalati. Lei chiamiamo quando i nostri cari partono per il Cielo. Lei ci accompagna tutto l’anno e per tutta la vita. Perché è la Maestra di vita. Le sue lezioni sono a portata di mano. Basta scorrere la corona del Rosario. Questo è il mese adatto per incominciare il corso: perché è il mese del Rosario.  
Scorriamo insieme almeno l’indice del primo giro di corona.


MISTERI GAUDIOSI, ovvero:  LEZIONI SULLA GIOIA
1. Maria riceve l’annuncio dell’angelo.  Siamo al mondo perché chiamati a ricevere una buona notizia: nessuno nasce come uno “scarto”, ma siamo benedetti e prediletti per collaborare all’opera d’Amore di Dio.
2. Maria corre da Elisabetta. Dall’esperienza della predilezione nasce il desiderio di far sentire speciali altri. Altrimenti è solo buona educazione.
3. Maria partorisce il Figlio di Dio. I sogni di Dio sulla nostra vita superano di gran lunga i nostri timidi desideri di felicità. Per capirci: se nel corpo di una Vergine si tesse la carne del figlio di Dio, che cosa può fare la Grazia nel tuo corpo e nella tua anima già salvati nel Battesimo?
4. Maria offre il figlio al tempio. Grande sapienza è ricordare che tutto il bene che possiamo fare viene da Dio. Grande stupidità è attribuirci meriti che poi ci obbligano a scimmiottare l’onnipotenza di Dio.
5. Maria ritrova Gesù che insegna ai dottori della Legge. Anche se siamo cresciuti e pensiamo di sapere tante cose… non abbiamo ancora capito nulla!
Che libertà poterselo dire! E continuare ad imparare.             

Suor Katia

 

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Calendario Palio 2013

Pellegrinaggio alla Madonna della Castagna

   

letterina 20130504

Una fede nuda

Una fede nuda non ha bisogno di tante teorie. Le bastano poche cose. Poche come le dita di una mano. Ho provato a scandirle, dentro di me.  


Semplicità

Semplice è chi è essenziale, chi passa dalla porta stretta da solo, perché la porta diventa stretta solo perché cerchiamo di passarci tutti insieme.
Semplice è chi getta la maschera e smette di fingere.  


Leggerezza

“Siate leggeri come gli uccelli, non come le piume” diceva Paul Valéry. Leggero è chi toglie il nocciolo della vita. La leggerezza richiede un lavoro profondo, una disciplina interiore...come l’andatura di quelle donne africa ne che, con una brocca in testa, trasportano l’acqua al villaggio.

 
Responsabilità

“Sognai talmente forte che mi uscì sangue dal naso” dice una frase di Fiume Sand Creek  di Fabrizio De Andrè. Il sogno chiede sforzo, addirittura il sangue dal naso.  Amo chi cammina e guarda un metro oltre l’orizzonte, solo un metro. Quel metro in più separa quelli che hanno paura da quelli che hanno coraggio di vivere.


Fiducia nella strada

Se non c’è più nulla da fare, se hai paura, c’è una cosa che puoi fare sempre: tornare sulla strada...con uno zaino leggero. Io ci metterei due cose: un pezzo di pane e la Bibbia, perché non c’è nulla di più creativo della parola di Dio. Sulla strada serve poi trovare il passo... Infine ci occorre lo sguardo: in genere chi guarda troppo in alto o troppo in là, cade. La profezia è di coloro che sanno guardare in profondità.


Tenerezza

Nella sura di Miriam, secondo il  Corano, c’è una visione di Maria molto bella. S’insiste sul fatto che viene visitata dallo Spirito e ne rimane gravida. Lei accetta questo mistero, mentre la sua famiglia non l’accetta. Così quando Miriam sa che è il momento se ne va nel deserto. Lì partorisce da sola. Ma Dio manda l’angelo Gabriele. Maria si appoggia ad un albero di datteri e l’angelo fa maturare i datteri e fa sgorgare una vena d’acqua perché si lavi.
Dio fa tutto questo perché Maria si nutra e si lavi. La tenerezza di Dio è in queste attenzioni, in queste tenerezze: un po’ d’ombra, un pugno di datteri un po’ di acqua. 

Don Luigi Verdi

 

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Mese di Maggio

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letterina 20130420

Atto di fede

Vi propongo il ricordo di un amico, Franco, morto ad appena 24 anni di AIDS.
Franco era un ragazzo di strada: emigrato dal Sud Italia a Torino aveva sofferto il grande impatto con la città e aveva finito per vivere esperienze difficili e di devianza: il carcere, l’impatto con la droga e infine la malattia.
Lo andavo a trovare spesso all’ ospedale “ Amedeo di Savoia “ di Torino, l’ospedale delle malattie infettive. E in quella corsia parlavamo molto. Io cercavo di porgli degli interrogativi, ma anche lui con la lucidità che gli proveniva dal suo essere ragazzo di strada, sapeva piazzare degli interrogativi, puntuali, scomodi. Tre ore prima di morire, Franco è con la mamma, ed è alla mamma che formula un desiderio: “ Mamma, io ti chiedo una cosa: quando muoio non voglio essere assolutamente portato in chiesa “.
La richiesta è dolorosa per quella donna, dalla spiritualità intensa anche se semplice. La sua risposta è istintiva: “ Franco, non bestemmiare, che cosa dici? “.
Franco raccoglie le sue ultime forze per ribadire il suo desiderio: “ No, mamma, non voglio essere portato in chiesa. E sai perché? Perché io ho preso in giro tutta la vita il Padreterno e non voglio essere portato in chiesa solo per fare bella figura con i parenti e con gli amici “.
Non è un atto di fede questo? Non è un affidarsi a Dio oltre l’apparenza e oltre il rito obbligato – con la coerenza di chi non chiede sconti per le proprie responsabilità?
E subito dopo Franco aggiunge: “ Una cosa però ti chiedo, mamma : se Luigi vuol venire a portare la benedizione di Dio sulla mia bara “.
Franco ha poche forze, ma quelle poche le usa per mettersi da parte, per rispettare chi rispetta ogni sua creatura, anche se in passato non è sempre riuscito a vivere questa logica. Franco chiede alla mamma se il sottoscritto – amico e prete – può portare la benedizione di Dio sulla sua vita, sulla sua salma e non solo : chiede se in quell’occasione si potrà leggere una pagina del Vangelo che lo ha profondamente colpito. Questo per me vuol dire fidarsi di Dio.

don Luigi Ciotti

 

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Calendario Palio 2013

Pellegrinaggio alla Madonna della Castagna

   

letterina 20130413

Le domande della vita

Che cos’è la fede?

Recentemente, durante una notte in cui non riuscivo a prender sonno, mi sono improvvisamente reso conto di questa verità:  
non si può dire veramente “credo” -io credo- se non si dà fiducia.  
La natura della fede è proprio questa. Arriva il momento in cui, come nel caso dell’essere umano, bisogna tuffarsi, accettare i rischi, dare veramente fiducia. Senza cauzione…

 

Cos’è vivere?

La mia vita mi ha insegnato che vivere è un po’ di tempo concesso alle nostre libertà per imparare  ad amare e a prepararsi all’eterno incontro con l’Eterno Amore.  
E’ questa la certezza che vorrei poter lasciare in eredità.  
E’ la chiave della mia vita e delle mie azioni.


Cos’è morire?

Per me la morte è l’incontro a lungo ritardato con un amico.
Magari sarà anche un po’ arrabbiato con me e mi dirà “questo non andava bene, qui hai sbagliato”. Ma essere rimproverato da un amico non è la stessa cosa che essere rimproverato da un poliziotto.  
Questo cambia completamente la mentalità, la psicologia del morente, il quale deve tenere bene in testa che non stiamo andando verso uno sconosciuto, verso un giudice, verso l’inferno a causa dei peccati.  Si va ad incontrare un amico.  
L’amico che ci aspetta, l’amico di cui si ha bisogno, è là.

Abbè Pierre (Lione, 5 agosto 1912 – Parigi, 22 gennaio 2007)

 

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Visita 7 chiese - Brocchione

Calendario Palio 2013

   

letterina 20130406

Francesco e Benedetto

C’è un rischio sotto gli occhi di tutti e, in parte, anche voluto da un certo modo di dare le notizie: fare paragoni tra il papa Francesco e Benedetto XVI.  
Nel loro incontro a Castel Gandolfo  si sono abbracciati per affermare e manifestare ciò che è veramente essenziale: la comunione e l’amore per la stessa Chiesa, nella fede dell’unico Signore, Gesù Cristo. Certo, la situazione è inedita e anche  i mutamenti di stile, gli accenti diversi nell’insegnamento, gli atteggiamenti e le ottiche differenti così come le diversità che caratterizzano ogni persona, sempre unica e irripetibile nel volto e nella parola.  
Ecco allora in Francesco papa, come prima in Benedetto XVI, lo stesso servizio reso al Vangelo, ma reso con linguaggi e espressioni diverse, come è accaduto per i quattro evangelisti che hanno annunciato l’unica buona notizia rivolgendosi a chiese diverse con accenti e tonalità diverse: un unico Cristo ma quattro ritratti diversi, un unico destinatario del vangelo – l’umanità – ma Luca sente in Gesù un’opzione preferenziale per i poveri e un accento particolare sulla misericordia, mentre Matteo coglie maggiormente l’orizzonte dell’insegnamento e del compimento della Legge- Torah, Marco sottolinea tutto lo spessore umanissimo del Figlio dell’Uomo e Giovanni preferisce leggere tutta la vicenda di Gesù come storia e gloria dell’Amore... Se i quattro evangelisti sono così diversi, non potrebbero esserlo anche i vescovi e dunque anche quello di Roma, successore non di un evangelista ma dell’apostolo Pietro? Una sola è la fede, uno solo è il battesimo, uno solo è il Signore, ricorda san Paolo che poi parla a più riprese di diversità di doni, di servizi, di azioni: così è nella Chiesa.
Papa Francesco è altro e diverso da Benedetto XVI e chi ha amato Benedetto XVI ora è certamente contento di papa Francesco, del suo slancio per l’ecumenismo e il dialogo tra le culture, della sua postura di uomo tra gli uomini, della sua scelta preferenziale per i poveri e i peccatori, a immagine di Gesù che li frequentava, li andava a cercare e li riteneva primi clienti di diritto della buona notizia… Ma cavalcare l’onda del: “non è come…” pare proprio ingeneroso...

 

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Pizzata Ado

 
   

letterina 20130330

Ri-

Ogni volta che cadevo mia madre faceva tre cose:  
1. mi curava le ginocchia sbucciate;  
2. mi dava un bacio;  
3. e mi diceva: "Adesso torna a correre".  
 
Ogni volta che  cado adesso io faccio lo stesso:  mi curo il mio dolore e le mie ferite con amore;  
mi “do un bacio” perché continuo a valere  nonostante tutto;  
e mi dico: "Rialzati e riparti".
 
Un bel augurio pasquale per tutti:
"Rialzati e riparti", ovvero “risorgi” ... 

Don Giuseppe 


A nome di tutta la Comunità esprimo viva gratitudine  a tutti coloro che hanno reso belli e sentiti i giorni del Triduo e intensa la Settimana Santa con i suoi appuntamenti ; grazie anche per gli auguri e i doni.

 

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Presentazione CRE