letterina 20130105

 

Befane

L'Epifania chiama a far splendere in noi la verità, e in modo brillante.  
Succede spesso, invece, che ci presentiamo con sforzi, strumenti e modi alquanto dubbi e lontani dalla verità, come coloro che a tutti i costi vogliono illuminare gli altri e indicare loro la retta via smarrita.  
Ecco che allora, invece che epifanie, diventiamo sempre più befane, cioè mostriciattoli e sgorbi che travisano il reale e il vero, per far piacere a noi stessi e agli altri, per avere più potere verso di loro, e per godere degli altri e delle cose che ci circondano.  
 
Befane che vediamo dappertutto: nell’ambito religioso e spirituale con funzionari del culto che assumono nei riti e nel fare atteggiamenti lontanissimi dal proprio essere; predicatori che sfornano belle parole e dolci afflati, senza toccare minimamente il cuore: befane, altro che epifanie!  
E poi, nel settore sociale, umano, morale, famigliare, e nel rapporto personale: quante volte appare la befana della verità, invece della epifania della realtà!  
 
L'Epifania è uno specchio che ci rivela chi siamo, e che luce abbiamo.  
Lo scintillìo delle mode e delle appariscenze umane e mondane non ci contagia forse ogni giorno, tramutandoci in potenziali dirigenti di aziende famigliari, sociali, umanitarie, politiche e perfino religiose?  
Non vediamo forse anche noi, nella verità, un potenziale e pericoloso concorrente per i nostri personali ideali, per i desideri e gli istinti erodiani che ci sorgono dentro, per il nostro fare secondo quello che noi crediamo giusto, nobile e vero, al di là di ogni confronto?  
 
L'Epifania  porta via tutte le feste, cioè tutti i nostri godimenti e festeggiamenti  egoistici del nostro io, richiamandoci che solo alla luce della stella della verità il nostro cammino può contribuire alla luce, alla pace e alla rivelazione della gioia, per noi e per tutti.                                                          

(da don Luciano Sanvito) 

 

Insomma, Magi e non Befane...

 

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Visita Sette Chiese Montebello

Migrazioni

letterina 20121229

 

La minestra di sassi

Un giorno, nella piazza di un paese si presentò uno sconosciuto che allo scoccare del mezzogiorno accese un fuoco sotto un paiolo quasi pieno d'acqua e, versato dentro due grossi sassi ben levigati che aveva in un sacco, si mise a sedere vicino al fuoco in attesa che l'acqua bollisse. Inutile dire che uno per volta, i curiosi cominciarono a radunarsi intorno a lui e a fare domande:

"Che cosa stai cucinando?" esclamò il primo.

"La minestra di sassi!" rispose lo sconosciuto.

"Ed è buona?" chiese il curioso.

"Eccome!" disse lo sconosciuto, "certo, con un paio di cipolle sarebbe ancora migliore".

"Io un paio di cipolle ce l'ho, vado a prenderle a casa e le porto subito!"

E il primo curioso si allontanò e dopo un po' tornò con le cipolle.

Ora erano in due seduti vicino al fuoco ad aspettare che l'acqua bollisse.

Dopo un po' si fece avanti un secondo curioso e chiese anche lui allo sconosciuto:

"Che cosa stai cucinando?"

"Ma la minestra di sassi!" fu la risposta

"Ed è buona?"

"Certo! Però se ci fosse anche un bell'osso di prosciutto sarebbe ancora più gustosa..."

"Io un osso di prosciutto a casa ce l'ho, vado a prenderlo e torno".

E così man mano che i curiosi si avvicinavano, lo sconosciuto parlava della sua gustosa minestra di sassi.

Certo, con l'aggiunta di... un po' di patate... di carote... sedano... cavolo sarebbe stata più completa.

Insomma dopo un po' i curiosi che avevano collaborato erano tutti seduti intorno al fuoco aspettando che la minestra cuocesse. Inutile dire che quando ognuno ne riempì una ciotola, riconobbe che la minestra di sassi era VERAMENTE squisita.

 

Mi pare una bella storia per iniziare il nuovo anno con la disponibilità di tutti e non con... la solita minestra...

 

Auguri

 

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Capodanno

Epifania

letterina 20121222

 

Ci vuole la fede

Forse quella notte il cielo d’Oriente era particolarmente blu e terso.
Primavera sicuramente. Non si contavano le stelle. Troppe, come promesso ad Abramo. L’attesa che come profumo tutto impregnava aveva origini lontane.
Lei lo sapeva. Perché aveva letto, aveva creduto. E sapeva che qualcosa doveva prima o poi succedere. Doveva. Perché mai nelle storia della salvezza era accaduto che Dio lasciasse cadere il grido del suo popolo. E ancora una volta, come in Egitto, come a Babilonia, avrebbe risposto. Questa volta inviando il Messia.
Tutti se lo immaginavano nell’attesa, a modo loro. Chi come un uomo prode e vittorioso, un guerriero, chi come un politico, chi come una figura misteriosa ed enigmatica. Alcuni, pochi, ricordando le profezie di Isaia, come un Bambino.
Tra questi sicuramente la Vergine. Ci vuole la fede per immaginare che chi avrà potere di restituire la libertà, di sanare le ferite, di salvare dal peccato, di asciugare le lacrime, di rialzare i poveri e aprire le gabbie dei prigionieri verrà come un bambino. Ci vuole la fede. La fede della Vergine Maria.  
Se scorriamo il calendario, mese dopo mese, qual è il mese dedicato a Maria? Il mese di maggio? Ma gennaio inizia sotto la protezione della Madre di Dio, a febbraio la vediamo  salire al Tempio per la festa della presentazione, a marzo è visitata dall’Angelo, ad aprile è sul calvario con Cristo in croce, a maggio le apparizioni, a giugno il suo cuore Immacolato, a luglio come fiore bellissimo del Monte Carmelo, ad agosto assunta in cielo, a settembre la sua nascita e il suo nome, a ottobre come Regina del Rosario, a novembre la porta d’ingresso dell’avvento, a dicembre l’immacolata si prepara a partorire il Figlio:  Natale del Signore. La chiesa è innamorata della Vergine Maria perché in lei comprende se stessa e il cuore della propria missione: partorire figli e figlie alla vita nuova di Cristo. E ciascuno di noi, nella piccola esperienza di fede che vive, non giungerebbe alla meta senza la compagnia sicura e discreta di questa donna meravigliosa.  

Buon Natale del Signore, con sua mamma  
(e anche con il papà, che è un grande) 

 

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Capodanno

Epifania

letterina 20121215

 

Una lettera dal terremoto

Gentilissimi parrocchiani e parroco, Vi stiamo scrivendo dalla Parrocchia di Disvetro, una piccola frazione di Cavezzo (MO), epicentro del terremoto del 29 maggio. Scriviamo a voi perché come noi, avete per PATRONO SAN GIOVANNI BATTISTA.
Come parrocchia abbiamo perso tutto: la Chiesa del 1700, la canonica con le stanze per il catechismo, l’ex-asilo con il circolo ANSPI. Anche come comunità civile non siamo messi meglio: abbiamo perso le scuole e molte case coloniche.
Restano aperti un fornaio e una parrucchiera.
In Regione e in Diocesi purtroppo non se ne parla proprio di ricostruzione per Disvetro. Il nostro desiderio è arrivare ad avere il più presto possibile un luogo per celebrare la S. Messa alla domenica. Potrà essere una tensostruttura, un prefabbricato in legno, tutto dipenderà dagli aiuti che riusciremo ad avere.
Con l’avvicinarsi del S. Natale, dove si intensificano le iniziative caritative, vi chiediamo di provare a pensare concretamente a noi e al nostro progetto “UNA CHIESA PER DISVETRO”. Sul sito www.parrocchiacavezzo.it troverete notizie sull’unità pastorale Cavezzo Disvetro Motta e potete scrivere mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telef. Famiglia Pedrazzi Maurizio 0535-46678.
Vi alleghiamo alcune foto di come eravamo e come siamo ora.
Vi ringraziamo tantissimo per il tempo che ci avete dedicato. Vi ricorderemo nella preghiera in queste domeniche di avvento dove il nostro Patrono ci indicherà la strada giusta da seguire.

I parrocchiani di S. Giovanni Battista di Disvetro

col parroco Dallari Don Giancarlo


Riceviamo questa lettera proprio nella settimana in cui il Vangelo dell’Avvento è carico di domande: ”Che cosa dobbiamo fare”?, rivolte a Giovanni Battista da tutte le categorie di persone. E’ una provocazione che ci interpella. Vediamo cosa possiamo fare. Partiamo con 200€ delle signore dei ravioli, aggiungiamo ciò che ricaveremo dai “presepi del parroco” (che avevo pensato per la Casa di Comunità, ma qui c’è chi non ha più niente) e continueremo... con un Natale di solidarietà.

 

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Avvento 2012

Venite Adoremus

Ritiri dell'Avvento

Capodanno

   
   

letterina 20121208

 

...continua L'ABC della fede...

7 - I "TRE CROCIFISSI"

Nel pomeriggio del Venerdì Santo sulla collina del Calvario ci sono tre crocifissi: spettacolo tremendo e crudele agli occhi dei circostanti.  Ma agli occhi degli angeli, che vedono al fondo delle cose, è la raffigurazione più eloquente dell’intera vicenda umana. C’è appeso alla croce, il Figlio di Dio fatto uomo, che porta a compimento la sua missione e viene costituito così principio di rinnovamento del mondo. C’è il malfattore pentito che con un breve e intenso atto di fede, si assimila interiormente a Cristo e raggiunge una salvezza insperata. Ma c’è anche il malfattore ribelle che impreca contro Gesù.
Siamo tutti rappresentati in questa scena, in ciò che possiamo decidere e in ciò che non possiamo decidere. Possiamo decidere di credere, vale a dire di affidarci al disegno del Padre che ci vuole conformi all’immagine del figlio suo (Rm 8,29); e così, nelle nostre immancabili sofferenze, diventiamo in Gesù comprincipio della redenzione dell’universo. Ma purtroppo possiamo anche decidere di non credere perché siamo liberi di fronte all’atto di fede. Non siamo invece liberi di schiodarci dalla croce di un’esistenza che non è mai senza pena. Il Signore ci aiuti a scegliere bene. Allora il  Venerdì Santo sfocerà nella Pasqua di gioia e di gloria. Perché questa è la fede: ripercorrere sino in fondo, sino al lieto fine, la vicenda salvifica del Crocifisso Risorto.
 
* Su Liberi incroci, leggo: L'amministrazione di un Comune è roba seria: si deve parlare di soldi, lottizzazioni, Governo del Territorio, affari da maschi.
Per le donne è sempre "meglio l'uncinetto".
Mi permetto di evidenziare che le donne a Palazzago fanno tutto quello che i maschi vedono bene nelle loro case e in più partecipano anche alla celebrazione nei giorni feriali, fanno l’adorazione, puliscono e riordinano gli spazi comunitari, fanno i ravioli, sistemano i fiori, leggono, fanno e partecipano alla catechesi, si dedicano agli altri e amano. Bisognerebbe intendersi se coltivare il paese dell’anima è meno “maschio” che interessarsi della “cosa pubblica” . O comunque si può fare l’uno senza escludere l’altro. Alla fine, forse, sono proprio i “maschietti” di tutte le età a deficere...

 

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Avvento 2012

Venite Adoremus

Ritiri dell'Avvento

Merenda Anziani

Capodanno

letterina 20121201

 

...continua L'ABC della fede...

6 - Una speranza invincibile

Chi va in chiesa solo la notte di Natale, non si può certo definire un cristiano esemplare.  Però,  se  sta attento,  riceve  un  messaggio  che  è  la sintesi  di  tutto  ciò  che  all’uomo importa sapere: Vi è nato un salvatore (LC 2,11).
E’ grande la notizia che il cielo regala alla terra. Questo salvatore – dice ai pastori l’angelo – è il Cristo nostro Signore.
Di Gesù la cosa più elementare e più necessaria che bisogna sapere è che egli è il Salvatore: il Salvatore di tutti e quindi anche il mio. Questa prerogativa in lui è costitutiva e intrinseca: tanto è vero che il suo nome vuol dire il Signore salva. Ed è un nome che egli non porta a caso: è stato pensato e voluto direttamente da Dio. Ecco concepirai un figlio,  lo  darai  alla  luce  e  lo  chiamerai  Gesù.  (Mt  1,21).  Dal  segreto  dell’eterna  vita divina, il Creatore ha pensato a Cristo come a uno che può e vuole salvare tutti; e a me, come  a  qualcuno  che,  se  non  si  opporrà,  sarà  infallibilmente  salvato  da  lui.  Nessuna paura,  dunque  e  nessun  avvilimento  può  togliermi  più  la  speranza.

Cardinal Giacomo Biffi

 

...e l'Avvento

 

In questo anno della fede (vd porta) stiamo camminando con il tema della fraternità  (vd Lettera del Vescovo), sottolineando l’originalità di ciascuno (tornino i volti). L’itinerario di Avvento-Natale evidenzia queste dimensioni, intorno alla chiamata ad essere corpo (Chiesa, Fraternità…), accogliendo il corpo di Dio che si fa carne in Gesù. C’è un “luogo” in cui queste due realtà si incontrano? Sì, è l’Eucarestia: corpo di Gesù, corpo che fa la Chiesa. Accogliere il Natale è lasciare che questa verità ci interpelli e scoprire che, mentre noi ci decidiamo per Lui, Lui ci ha già preceduto (Incarnazione). Ecco allora il titolo dell’Avvento-Natale:   Da  porta (quella  della  chiesa,  ma  anche  della  vita  che viene  alla  luce) a  porta (quella del tabernacolo, luogo dell’Eucarestia). E’ la porta  d’oro.  Un  Angelo,  collocato  sopra  il  tabernacolo,    ci  ricorderà  questo, mettendo in risalto anche la porticina.

 

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Avvento 2012

Venite Adoremus

Ritiri dell'Avvento

Pizzata Ado

Festa dell'Immacolata

Merenda Anziani

Capodanno