letterina 20130615

Davide e Giovanni

Iniziamo la settimana delle feste patronali. Vi propongo il racconto che segue che riguarda...Davide. Ma non è Giovanni il Patrono?
Certamente, ma mi piace di questo racconto la cura che Davide ha.
Celebrare il Patrono è attingere a questa cura, perché tutti possano mangiare, cioè vivere.


Davide  era  un  giovane  di  bell’aspetto,  intelligente  e  coraggioso.  Suo  padre, Isciai, di Betlemme, resosi conto della sua serietà, affidò a lui, per quanto fosse il più giovane  fra  i suoi  figli,  le cure del gregge, e Davide  vi  si dedicava con grande amore.
Si alzava all’alba e, dopo aver recitato le preghiere prendeva il sacco e il bastone (con uno zufolo a una delle due estremità) e, aperto l’ovile, usciva col gregge al pascolo.
Davide andava dietro al gregge senza perderlo d’occhio un solo istante: seguiva con cura gli agnellini, perché non restassero indietro, e li prendeva sulle spalle quando  li  vedeva  stanchi.  Giunto  al  luogo  del  pascolo  si  dava  da  fare  perché anche i più giovani trovassero il loro nutrimento: strappava per loro l’erba e lui stesso li imboccava: Si racconta che una volta Davide non fosse riuscito a trovare, per il pascolo, che un campo di sterpi e di erbacce e, per timore che le pecore  più  grandi  mangiassero  il  meglio  e  non  restasse  nulla  per  le  altre  mandò per  primi  gli  agnelli,  perché  mangiassero  la  parte  più  tenera  dell’erba;  solo quando  gli  sembrò  che  si  fossero  nutriti  abbastanza  fece  andare  sul  campo  le pecore più vecchie e, per ultime, fece entrare quelle giovani che,coi loro denti forti, avrebbero potuto mangiare senza fatica anche gli steli. Con questa trovata riuscì a saziare l’intero gregge e il Signore apprezzò a tal punto il suo operato, che  decise  di  affidargli,  anziché  la  cura  del  gregge  paterno,  la  cura  di  tutto  il popolo.

S.Skulski, Re David, Leggende

 

Scarica qui la letterina

 

in allestimento la Sezione CRE sotto la voce Oratorio

 

Corrida

Festa Patronale

Serata Contadina

Patrono & Lanterne

ESTATE 2013

Biciclettata

   
   

letterina 20130608

Oboedientia et pax (Giovanni XXIII)

"Cari amici della Diocesi di Bergamo, sono lieto di darvi il benvenuto qui, sulla tomba dell’Apostolo Pietro, in questo luogo che è casa per ogni cattolico… Esattamente cinquant’ anni fa, proprio in quest’ora, il Beato Giovanni XXIII lasciava questo mondo. Chi, come me, ha una certa età, mantiene un vivo ricordo della commozione che si diffuse ovunque in quei giorni: Piazza San Pietro era diventata un santuario a cielo aperto, accogliendo giorno e notte fedeli di tutte le età e condizioni sociali, in trepidazione e preghiera per la salute del Papa, Il mondo intero aveva riconosciuto in Papa Giovanni un pastore e un padre Pastore perché padre. Che cosa lo aveva reso tale? Come aveva potuto arrivare al cuore di persone così diverse, persino di molti non cristiani? Per rispondere a questa domanda, possiamo richiamarci al suo motto episcopale, Oboedientia et pax: obbedienza e pace. «Queste parole - annotava Mons. Roncalli alla vigilia della sua consacrazione episcopale sono un po’ la mia storia e la mia vita» (Giornale dell’Anima, 1925)... A cinquant’anni dalla sua morte, la guida sapiente e paterna di Papa Giovanni, il suo amore per la tradizione della Chiesa e la consapevolezza del suo costante bisogno di aggiornamento, l’intuizione profetica della convocazione del Concilio Vaticano II e l’offerta della propria vita per la sua buona riuscita, restano come pietre miliari nella storia della Chiesa del XX secolo e come un faro luminoso per il cammino che ci attende.  
Cari bergamaschi, voi siete giustamente orgogliosi del “Papa buono”, luminoso esempio della fede e delle virtù di intere generazioni di cristiani della vostra terra. Custodite il suo spirito, approfondite lo studio della sua vita e dei suoi scritti, ma soprattutto, imitate la sua santità. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo: non abbiate paura dei rischi. Docilità di spirito e amore verso la Chiesa: il Signore farà il resto. Dal Cielo Egli continui ad accompagnare con amore la vostra Chiesa, che ha tanto amato in vita, ed ottenga per lei dal Signore il dono di numerosi e santi sacerdoti, di vocazioni alla vita religiosa e missionaria, come anche alla vita familiare e all’impegno laicale nella Chiesa e nel mondo.
Grazie della vostra visita! Di cuore vi benedico." 

Inizio e fine del saluto di Papa Francesco ai Bergamaschi

 

Scarica qui la letterina

 

in allestimento la Sezione CRE sotto la voce Oratorio

 

Corrida

Festa Patronale

 

Patrono & Lanterne

ESTATE 2013

Biciclettata

   
   

letterina 20130602

 A seguito di segnalazioni di VIRUS/MALWARE posto la risposta di google alle analisi da me richieste:

 

malware

 

3 giugno 1963, ore 19.45

“Santo Padre, attorno al vostro letto ci sono poche persone, ma se vedeste la piazza…” Quando sente queste mie parole, il Papa apre gli occhi, mi guarda e dice: “E' naturale che sia così, è il Papa che muore. Io li amo e loro mi amano”».  
Questo dialogo in punto di morte accadeva in Vaticano, nella stanza da letto del Pontefice, il 3 giugno 1963, il giorno in cui Giovanni XXIII morì. Furono il Papa stesso e il suo segretario, mons. Loris Capovilla, a scambiarsi queste parole. Anche nella sua ora estrema Papa Roncalli seppe dire con umanità e intensità la sua fede e la sua passione per la Chiesa.
Lunedì 3 giugno, nel giorno del ricordo, gli oltre 3000 bergamaschi in pellegrinaggio a Roma (ci sono anche alcuni di Palazzago) parteciperanno alla Santa Messa nella Basilica di San Pietro al termine della quale incontreranno Papa Francesco. Alle ore 18,30 il Santo Padre venererà la salma del Beato Giovanni XXIII. Le Parrocchie della Diocesi sono invitate, per quell’ora, a far suonare le campane a festa. Anche noi ci uniremo.
Poi, all’inizio della settimana patronale, vivremo il pellegrinaggio a Sotto il Monte  che il Vescovo Francesco ha chiesto ad ogni parrocchia, nell’anno della fede e nel 50° della morte di Papa Giovanni, Raggiungeremo Sotto il Monte -a piedi (partenza ore 12.30) -in bici (partenza ore 13.30) -in pullman (partenza ore 14.15 dal piazzale Alpini con fermate lungo la Via Longoni; iscrizioni: Bar oratorio, Segreteria, Acconciature Idea Donna, Graziella Abbigliamento, Ferramenta Cimadoro) -e con mezzi propri.  
L’appuntamento è alle 15.00 alla Casa del Pellegrino; poi, visita alla chiesa parrocchiale e cripta, museo Ca’ Maitino, casa Natale e chiesa S.Maria in Brusicco dove alle 18.00 celebriamo la messa

 

Scarica qui la letterina

 

in allestimento la Sezione CRE sotto la voce Oratorio

 

   

Date Iscrizione CRE

Biciclettata

ESTATE 2013

 
   

letterina 20130525

Ognuno, Qualcuno, Chiunque, Nessuno

Dopo averne parlato in lungo e in largo in questo anno delle fede, dopo aver pubblicizzato l’iniziativa, dopo aver scritto ogni volta sulla Lettera, dopo aver invitato le famiglie delle frazioni e portato nelle case il lume da accendere sulle finestre, dopo aver aperto tutte le sette chiese per la riflessione proposta da don Maurizio, dopo aver presentato ai ragazzi la storia iniziata con San Filippo Neri tra le chiese di Roma, dopo aver ambientato il presepe nelle frazioni, ricostruendo in scala le sette chiese...dopo tutto questo, arriviamo al dunque: DOMENICA 2 GIUGNO vivremo il cammino di fede, passando tra le diverse chiese, celebrando l’Eucarestia, condividendo molti passi sulle strade del nostro paese. Ci potrebbero essere tanti motivi per non esserci (è Domenica, devo dormire, devo andare a pesca, non ho voglia, chi me lo fa fare? devo fare i mestieri, devo stirare quello che ho accumulato in settimana, sono stanco, ho qualcosa di più importante da fare, non ce la faccio a fare tutti quei chilometri, ho il bambino piccolo…), ma ce ne potrebbero essere molti di più per esserci; o, anche solo, uno che è più forte di tutti gli altri. Cerchiamo di trovarlo e di esserci, perché non succeda come nella storia dei quattro tipi. Ve la ricordate?


Questa è la storia di quattro individui: Ognuno, Qualcuno, Chiunque e Nessuno.
Bisognava fare un lavoro importante e si chiese a Ognuno di occuparsene.
Ognuno si assicurò che Qualcuno lo facesse. Chiunque avrebbe potuto occuparsene, ma Nessuno non fece mai niente. Qualcuno s'arrabbiò perché considerava che per questo lavoro Ognuno fosse responsabile. Ognuno credeva che Chiunque potesse farlo, ma Nessuno mai si rese conto che Ognuno non avrebbe fatto niente. Alla fine Ognuno rimproverò Qualcuno per il fatto che Nessuno non fece mai quello che Chiunque avrebbe dovuto fare. 

 

Scarica qui la letterina

 

Scarica qui il LIBRETTO per la visita alle 7 chiese

 

in allestimento la Sezione CRE sotto la voce Oratorio

 

Visita 7 Chiese

Mese di Maggio

Date Iscrizione CRE

Biciclettata

ESTATE 2013

 
   

letterina 20130518

Giornate eucaristiche, prima Comunione, pane...

La tavola è il sito del pane, il luogo essenziale dell’umanizzazione. A tavola si dovrebbe convergere per mangiare da uomini, non da animali. Per questo la tavola è sempre stata percepita come l’emblema dell’umanizzazione, il luogo per eccellenza in cui ci si umanizza lungo tutta la vita, da quando da piccoli si è ammessi alla tavola ancora sul seggiolone, fino alla vecchiaia. Anche in queste due fasi estreme della vita stiamo a tavola, magari aiutati da altri, ma stiamo pur sempre a tavola.
Il nostro stare a tavola dice la nostra libertà: libertà di figli in famiglia, libertà di amici che si invitano, libertà di chi serve e qualità “signoriale” di chi è servito.
Ma a tavola si sperimenta anche l’uguaglianza, un’uguaglianza ordinata: tutti sono chiamati a mangiare con gli stessi diritti, vecchi e bambini, adulti e giovani; tutti possono prendere la parola, domandare e rispondere. A tavola si impara a parlare oltre che a mangiare, si impara ad ascoltare e a intervenire nella convivialità. Infine a tavola si fraternizza, si condivide il pane tra compagni, ossia persone che mangiano lo stesso pane, secondo l’etimologia di questa parola (cum-panis). La tavola ha un magistero decisivo per noi e per ogni essere umano che viene al mondo: ne siamo consapevoli?
A tavola si impara e si verifica che non di solo pane vive l’uomo, perché da piccoli abbiamo bisogno che qualcuno ci dia da mangiare, da adulti di qualcuno che ci prepari il cibo con amore e con il cibo esprima il suo amore; abbiamo bisogno di dire grazie e di capire che ciò che mangiamo non è solo l’unione di natura e cultura ma è anche dono che ci viene fatto. È a tavola che celebriamo la nascita, l’amore nelle nozze, gli eventi che ci rendono felici e che danno senso alla nostra vita. A tavola ci esercitiamo, o meglio dovremmo esercitarci, a condividere e a fare della tavola stessa un luogo in cui accogliamo e invitiamo l’altro. La tavola non è mai per uno solo, è per l’altro, per gli altri, per la fraternità, l’amore, l’umanizzazione: e il pane troneggia su di essa per essere spezzato e condiviso, per nutrire e per ricordarci che non di solo pane vive l’uomo.

Da una scritto di Enzo Bianchi

 

Scarica qui la letterina

 

in allestimento la Sezione CRE sotto la voce Oratorio

 

Date Iscrizione CRE

Mese di Maggio

Giornate Eucaristiche

Biciclettata

ESTATE 2013

7 chiese

   

letterina 20130511

Essere libero

Ricordo una filastrocca che mi recitava la nonna Elisabetta quand’ero bambino:
<<Gigi cerca il suo berretto, dove mai l’avrà cacciato? Nei cantucci, sotto il letto? Cerca, sbuffa, smania, pesta, poi s’accorge che l’ha in testa>>.
Che sia così anche per la fede? Crediamo d’averla perduta e invece ce l’abbiamo nascosta in testa o nel cuore?  
Diventato un giovanotto, spesso discutevo di religione con questa mia nonna contadina e, da sciocco saputello, la interrogavo su cosa capivano i contadini delle orazioni pronunciate in latino. Cosa vuol dire <<Nunc et in hora…?>>. E allora lei, pazientemente, mi raccontava la storia di una bambina rimasta orfana. Il padre si era risposato e la matrigna, che aveva già una figlia, non amava la figliastra al punto che nella sua perfidia, per privarla dell’amore di Dio, le insegnava apposta a pregare con parole senza senso, ma che la piccola orfanella recitava con tutto il suo cuore:  <<Tira so ‘l sacol. Met so ‘l sacol…>> <<Tira su lo zoccolo, metti giù lo zoccolo…>> Una assurda tiritera. Ma la piccola innocente pregava con tutto l’ardore della sua devozione che contava più delle parole. Proprio come i poveri contadini che non conoscevano il latino. E concludeva: <<Così, per la sua fede, quella bambina si guadagnò il paradiso…>>. Poi mi ammoniva: <<E’ inutile che cerchi di confondermi: io credo come ho sempre creduto…>>.     
Ogni tanto riascolto nel ricordo le voci delle donne che recitano il rosario della sera. Sono soprattutto voci femminili. Il rosario è l’invocazione di tutte le madri rivolto alla Madre di Gesù: <<Perché- mi diceva ancora la nonna- se la Madonna chiede una grazia a Suo figlio Gesù, Lui non gliela può negare>>.              
Sull’onda di questo ricordo ho voluto consultare l’enciclopedia per avere notizie sull’origine della preghiera del rosario: 'Preghiera collettiva per le persone incolte a partire dal secolo XII.'
Cara Chiesa di quegli intellettuali che hanno sempre risposte pronte per qualsiasi quesito, perché non chiedi a costoro a chi parla più volentieri il Signore creatore dei cieli e della terra?  E dunque? <<Nunc et in hora…>> 

Da Ermanno Olmi : Lettera a una chiesa che ha dimenticato Gesù.

 

Scarica qui la letterina

 

Date Iscrizione CRE

Mese di Maggio

Giornate Eucaristiche

Biciclettata

ESTATE 2013

7 chiese