L'ABC della fede
L’anno delle Fede appena aperto, ci dà l’occasione per riflettere proprio sulla fede, per evitare di dare per scontato ciò che scontato non è. Lo facciamo attingendo da un agile scritto del Cardinal Giacomo Biffi, che sarà proposto man mano nell’affondo della Lette...Rina e di cui qui riporto l’introduzione. C’è chi pensa che aver fede sia qualcosa di fortuito e, tutto sommato, di irrilevante (pressappoco come aver i capelli rossi o gli occhi grigi). Qualcuno è dell’avviso che il credere sia magari anche una fortuna, ma una fortuna del tutto casuale ( come far soldi al “gratta e vinci”). I più comunque ritengono sia qualcosa di marginale nell’esistenza dell’uomo. Gesù che è il solo maestro che non delude non è di questo parere. Egli mette in relazione la fede con la salvezza: per lui è dunque qualcosa di sostanziale, qualcosa di necessario se non si vuole che la nostra avventura umana finisca in un fallimento. Non si può dunque parlare di fede, se insieme non si parla del fatto che abbiamo tutti bisogno di essere salvati. Da che cosa? Salvati primi di tutto dall’insignificanza nostra e dell’universo: ha uno scopo la nostra venuta al mondo? Salvati dall’indegnità morale che più o meno ci contamina tutti (“salvati dai nostri peccati”, come dice il linguaggio cristiano). Salvati dalla prospettiva che la morte coincida con il nostro annientamento: prospettiva che già adesso vanificherebbe tutti i nostri atti, perché se viviamo per andare a finire nel niente viviamo già adesso per niente. Scarica qui la letterina
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