letterina 20200216 - Eros redento

Eros redento

Tra i tanti ospiti al Festival di Sanremo c’è stato anche... il Cantico dei Cantici, portato sul palco dell’Ariston da Roberto Benigni. Raccogliamo qui una riflessione di Rosalba Manes che può essere sintetizzata in questo passaggio:
Il Cantico dei cantici non è il canto dell’amore libero ma dell’eros redento. Celebrare in eurovisione la bellezza di un libro della Bibbia offre l’opportunità di dischiudere dinanzi a una platea vastissima un tesoro che ha impregnato la fede, l’arte e la cultura in Europa. Al tempo stesso, però, è un’operazione delicata che richiede cura e un’ermeneutica corretta.
Entusiasmante è stato il modo con cui Benigni ha introdotto il Cantico: l’ha definito “la più bella canzone d’amore”, “una meraviglia del cielo e dell’umanità”, “la vetta della poesia di tutti i tempi”, “il libro del desiderio, non del possesso”.
Dopo però ha insistito a più riprese sui riferimenti alla sessualità contenuti nel libro e ha proseguito con la lettura di alcuni passaggi del Cantico in una traduzione che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Il Cantico, che è entrato nel canone biblico non “per distrazione” e che nessuno ha mai pensato di togliere dalla lista dei libri ispirati, parla sì di sessualità con una carica erotica molto forte, ma anche dell’amore come maturazione dell’eros e donazione totale di sé nell’essere per l’altro. Non si tratta del canto del libero amore, di un amore che si sottrae ad ogni regola o di amori estranei all’orizzonte biblico, ma dell’amore tra l’uomo e la donna. Questo, infatti, torna a palpitare in tutto il suo splendore nel Cantico dove la frattura inflitta alla relazione uomo-donna in Genesi 3 con il peccato (che vede il predominio dell’uomo sulla donna) viene superata attraverso una relazione riconciliata, un eros redento, dove al dominio si sostituisce la reciprocità della comunione, all’accusa il linguaggio della lode, al conflitto l’amore.
Il Cantico non è né solo poesia erotica, né testo che può prestarsi a letture angelicate. È un testo polisemico, aperto cioè a più significati, che ha un carattere sapienziale e una dimensione simbolica.
Nel corpo della persona amata si concentra tutta la meraviglia del creato. La persona nella sua identità sessuale manifesta un Altro, la creatura manifesta il Creatore. Lui e lei sono una coppia di innamorati che iniziano una lunga avventura che contempla la ricerca, l’unione, ma anche la “notte”, in un travagliato apprendistato dell’amore che richiede cura, attesa e fedeltà. Lui e lei sono anche “immagine di Dio” (Genesi 1,27) nella loro relazionalità amorevole e comunionale, miracolo che riscalda ancora il mondo accendendo in esso il fuoco divino.

Adesso però leggetelo...

Cantico dei Cantici (link qui)

 

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letterina 20200209 - Stanchi e oppressi...

Stanchi e oppressi...

Cari fratelli e sorelle,
1. Le parole che Gesù pronuncia: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28) indicano il misterioso cammino della grazia che si rivela ai semplici e che offre ristoro agli affaticati e agli stanchi. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente. Quante persone soffrono nel corpo e nello spirito! Egli chiama tutti ad andare da Lui, «venite a me», e promette loro sollievo e ristoro... Nella XXVIII Giornata Mondiale del Malato, Gesù rivolge l’invito agli ammalati e agli oppressi, ai poveri che sanno di dipendere interamente da Dio e che, feriti dal peso della prova, hanno bisogno di guarigione. Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza.
2. Perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti? Perché Egli stesso si è fatto debole, sperimentando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre. Infatti, solo chi fa, in prima persona, questa esperienza saprà essere di conforto per l’altro. Diverse sono le forme gravi di sofferenza: malattie inguaribili e croniche, patologie psichiche, quelle che necessitano di riabilitazione o di cure palliative, le varie disabilità, le malattie dell’infanzia e della vecchiaia... In queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione... insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza.
3. Cari fratelli e sorelle infermi, la malattia vi pone in modo particolare tra quanti, “stanchi e oppressi”, attirano lo sguardo e il cuore di Gesù. Da lì viene la luce per i vostri momenti di buio, la speranza per il vostro sconforto. Egli vi invita ad andare a Lui: «Venite». In Lui, infatti, le inquietudini e gli interrogativi che, in questa “notte” del corpo e dello spirito, sorgono in voi troveranno forza per essere attraversate. Sì, Cristo non ci ha dato ricette, ma con la sua passione, morte e risurrezione ci libera dall’oppressione del male...

Dal messaggio del Papa

 

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letterina 20200202 - Diritto alla vita

Diritto alla vita

Venerdì 31 gennaio è stata la memoria liturgica di San Giovanni Bosco. Noi lo celebriamo in questo sabato e Domenica, insieme alla giornata per la vita, nella festa di metà anno catechistico.
Ogni anno i Vescovi inviano il loro messaggio alla Chiesa, con un titolo particolare. Per questa, che è la 42° è:”Aprite le porte alla vita”. In esso si legge: "Osiamo sperare che la Giornata per la vita divenga sempre più un’occasione per spalancare le porte a nuove forme di fraternità solidale”.
In questo affondo riprendiamo però alcuni passaggi del discorso che il presidente Trump ha fatto il 24 gennaio alla March for Life.
Tutti noi qui comprendiamo un’eterna verità: ogni bambino è un dono prezioso e sacro di Dio. Insieme, dobbiamo proteggere, amare e difendere la dignità e la santità di ogni vita umana... Quando vediamo l’immagine di un bambino nel grembo materno, vediamo la maestosità della creazione di Dio. Quando teniamo un neonato tra le braccia, conosciamo l’amore infinito che ogni bambino porta in una famiglia. Quando guardiamo crescere un bambino, vediamo lo splendore che si irradia da ogni anima umana... 
Quest’anno, March for Life celebra il centesimo anniversario del diciannovesimo emendamento, che ha sancito per sempre il diritto delle donne al voto negli Stati Uniti e sancito dalla costituzione degli Stati Uniti. Un evento così grande. Oggi, milioni di donne straordinarie in tutta l’America stanno usando il potere dei loro voti per lottare per il diritto e tutti i loro diritti come indicato nella Dichiarazione di Indipendenza – è il diritto alla vita...
Le decine di migliaia di americani riuniti oggi non solo rappresentano la vita, ma è proprio qui che lo sostengono così orgogliosamente insieme. E voglio ringraziare tutti per questo. Stai per la vita ogni giorno. Offri alloggi, istruzione, lavoro e cure mediche alle donne che servi. Trovi famiglie amorevoli per i bambini che hanno bisogno di una casa per sempre. Ospiti docce per bambini in attesa di mamme. Fai semplicemente la missione della tua vita: aiutare a diffondere la grazia di Dio. E per tutte le mamme qui oggi, dichiariamo che le madri sono eroi... Non possiamo sapere cosa riusciranno a raggiungere i nostri cittadini non ancora nati. I sogni che immagineranno. I capolavori che creeranno. Le scoperte che faranno. Ma lo sappiamo: ogni vita porta amore in questo mondo. Ogni bambino porta gioia in una famiglia. Vale la pena proteggere ogni persona. E soprattutto, sappiamo che ogni anima umana è divina e ogni vita umana, nata e non nata, è fatta a immagine santa di Dio Onnipotente. 

 

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letterina 20200126 - Overshoot Day

Overshoot Day

Domenica scorsa abbiamo cominciato a entrare nella lettera del papa “Laudato sì”, guidati da don Cristiano Re.
In verità non c’è stata una grande partecipazione e tuttavia chi c’era ha avuto riscontri decisamente positivi. Avremo la seconda puntata il 9 febbraio, cercando di guardare cosa si può fare nelle nostre case.
«Laudato si’ mi signore per sora nostra madre terra», cantava Francesco. Terra, «casa comune», ricorda papa Bergoglio, che «è anche come una sorella con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia». Papa Francesco non parte da zero. Riprende le parole dei suoi predecessori e il grido di allarme che da tempo mette in guardia dallo sfruttamento inconsiderato delle risorse, da una politica miope che guarda al successo immediato senza prospettive a lungo termine, dall’egoismo delle società consumistiche che stentano a cambiare i propri stili di vita. Ricorda che la cura del creato è impegno di tutti, credenti e non credenti.
Tra i diversi passaggi ne riprendo uno che riguarda l’Overshoot Day, il giorno del sovrasfruttamento ecologico del Pianeta.
Nel 2019 questo appuntamento si è presentato ancora una volta in anticipo: quattro giorni prima rispetto al 2018, e con la data più anticipata mai registrata finora.
Cioè, il 29 luglio 2019 abbiamo esaurito le risorse naturali che la Terra aveva prodotto per l'intero anno. All'Overshoot Day si arriva perché la nostra domanda di risorse in un anno supera quanto la Terra è in grado di rigenerare per quello stesso periodo di tempo. Nei prossimi mesi, le nostre esigenze saranno coperte attingendo alle riserve non rinnovabili di suolo, foreste, legname, allevamenti e pescato, e accumulando emissioni dannose in atmosfera.
Per intenderci: è come se uno avesse a disposizione 1.000 € al mese e al 20 li ha già spesi tutti. L'obiettivo per fermare questa erosione di risorse è spostare la data in avanti di 5 giorni ogni anno. Se ci riuscissimo, prima del 2050 arriveremmo a consumare le risorse di una Terra soltanto (e non di quasi due).  
Rispetto alla media mondiale, in Italia c'è davvero molto da fare: se tutti i terrestri seguissero il nostro stile di vita avremmo bisogno delle risorse di 2,72 Terre. I pannelli della mostra che ritorneranno all’inizio di febbraio ci aiutano ad avere anche solo uno sguardo complessivo alla problematica.
Amare i propri figli, forse, è anche pensare a ciò che stiamo lasciando loro in eredità...

 

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letterina 20200119 - Il papa arrabbiato

Il papa arrabbiato

Se ne sono dette e scritte di tutti i colori. Più del bene che fa quotidianamente, ha fatto notizia il fatto che il Papa abbia reagito a una fedele che lo ha strattonato, atto al quale sono seguite, il giorno dopo, le sue scuse, durante l’angelus (peraltro, non mi sarebbe dispiaciuto avesse chiesto scusa anche la maleducata fedele... ma lasciamo stare).
Al gesto del Papa ha fatto seguito un clamore enorme. Alcuni interventi sono stati eccellenti, altri sono stati pronunciamenti deliranti ai confini del patologico grave. Da parte mia, il riferimento a quanto accaduto vorrebbe aprire a una riflessione più ampia. Vorrei spendere qualche parola sul fatto che non solo il Papa, ma anche il prete abbia diritto di arrabbiarsi. Questo, dal mio punto di vista, per diverse ragioni.
Innanzitutto, perché siamo persone. Capita, talvolta, che quando qualche parrocchiano ci vede arrabbiati, dica bonariamente: “Capisco, in fondo anche voi siete persone...”. Conosco bene l’affetto della mia gente e capisco cosa vuol significare con questa espressione. Ma mi permetto di correggerla: non “in fondo”, ma totalmente i preti sono persone! Mi sembra permanga ancora, talvolta, l’idea che il sacramento dell’ordine ci renda superuomini, che devono esserci sempre e non manifestare stanchezza (tanto i preti mica lavorano in fabbrica... cosa avranno poi da fare?), avere sempre il sorriso sulle labbra, dire sempre “sì” e subire tutto senza contraccolpi, come Bud Spencer che le prendeva da dieci persone, non sentiva nulla, poi si divincolava ed erano botte da orbi per gli avversari. Eh no, non è così. Siamo persone, che come tutti hanno le loro gioie e i loro dolori, le loro fatiche e preoccupazioni, pregi e difetti, doti e incapacità, giorni di brillantezza e altri di stanchezza fisica o mentale. Come tutti.
Questo, talvolta, si unisce a un concetto distorto di misericordia (come ben si è visto anche in alcuni articoli sulla reazione del Papa, scritti da gente che si crede sapiente).
Per alcuni, misericordioso sarebbe colui che, sempre con un sorriso inebetito stampato sulle labbra, dovrebbe sempre dire che va bene tutto e, se viene maltrattato, rispondere con un dolce “va bene così, non fa niente”. Ora, questo non soltanto denoterebbe una persona disturbata e non misericordiosa, ma nemmeno evangelica.
Il Vangelo chiede la purezza del cuore, è vero, ma questa si ottiene con la fatica della ricerca della verità! Il compito del prete è aiutare la sua gente a fare verità su di sé e su quanto vive, alla luce del Vangelo. E questo, come Gesù ha mostrato in modo chiaro ai mercanti del tempio con la sua reazione, richiede a volte anche un’arrabbiatura e una gestualità che dica chiaramente che non va, che così non si può proseguire.
Non è semplice e indolore cercare la verità! Questo lo sa chiunque abbia provato a giocarsi seriamente nella vita (perfino una canzone di qualche decennio fa riconosceva che la verità fa male... perché ti mette di fronte a ciò che sei, non a come ti immagini o vorresti essere!).
Qui c’è tutta la concretezza della vita cristiana, che produce splendidi germogli, ma che qualche volta fa incontrare qualche dolorosa spina. Eh sì, il Papa si è arrabbiato. Viva il Papa.

Da: Diario di un prete, santalessandro.org

 

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letterina 20200112 - Una casa di cui prendersi cura...

Una casa di cui prendersi cura...

Ha già alcuni anni la seconda Enciclica di Papa Francesco, “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, pubblicata il 18 giugno 2015. Nel cuore dello scritto c’è l’invito a che l’ecologia integrale diventi un nuovo paradigma di giustizia, perché la natura non è una “mera cornice” della vita umana.
Francesco di Roma si pone sulla scia di Francesco d’Assisi dando il titolo tratto dal Cantico delle creature di San Francesco “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra”.
Nei sei capitoli dell’Enciclica, il Papa evidenzia che la nostra terra, maltrattata e saccheggiata, richiede una “conversione ecologica”, un “cambiamento di rotta” affinché l’uomo si assuma la responsabilità di un impegno per “la cura della casa comune”. Impegno che include anche lo sradicamento della miseria, l’attenzione per i poveri, l’accesso equo, per tutti, alle risorse del Pianeta. Educazione e formazione sono le sfide centrali da affrontare. Di qui, il richiamo a “puntare su un altro stile di vita” perché “non tutto è perduto” e “l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”. Bastano piccoli gesti quotidiani, spiega il Papa: fare la raccolta differenziata dei rifiuti, ridurre il consumo di acqua, spegnere le luci inutili, coprirsi un po’ invece di accendere il riscaldamento e soprattutto “spezzare la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo”.
“La sobrietà – scrive il Pontefice – vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante” e “la felicità richiede di saper limitare quelle necessità che ci stordiscono”, lasciandoci invece aperti alle “molteplici possibilità che offre la vita”.  In questo modo, diventa possibile sentire che “abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti”.
Con le Parrocchie vicine proponiamo due pomeriggi domenicali per aprire insieme queste tematiche, conoscendole e affrontandole come famiglia. L’invito è fatto in modo particolare a loro, con due percorsi paralleli per i genitori e per i figli. Ecco lo schema “Prendersi cura della casa comune
*Domenica 19 gennaio: “Io, gli altri, la terra” con Don Cristiano Re, direttore dell’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro
*Domenica 9 febbraio: “L’ambiente, in famiglia” con il prof. Alberto Bonacina

Programma:
Ore 16.00 - Oratorio di Palazzago Inizio degli incontri divisi tra genitori e figli e mostra “Sulla cura della casa comune”
Ore 19.00 circa - GiroPizza.
Ore 20.30 Saluti.

E’ opportuno iscriversi con il modulo dato ai ragazzi alla catechesi o scaricabile dal sito.
Per le tematiche e le modalità del percorso ci auguriamo una significativa partecipazione.

 

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