letterina 20191124 - L’orologio

L’orologio

Un anziano incontra un giovane che gli chiede:
- Si ricorda di me? E il vecchio gli dice di no.
Allora il giovane gli dice che è stato il suo studente. E il professore gli chiede:
- Ah sì? E che lavoro fai adesso?
Il giovane risponde: Beh, faccio l’insegnante.
- Oh, che bello come me? gli ha detto il vecchio
- Beh, sì. In realtà, sono diventato un insegnante perché mi hai ispirato ad essere come te.
L'anziano, curioso, chiede al giovane di raccontargli come mai. E il giovane gli racconta questa storia:
- Un giorno, un mio amico, anch'egli studente, è arrivato a scuola con un bellissimo orologio, nuovo e io l’ho rubato. Poco dopo, il mio amico ha notato il furto e subito si è lamentato con il nostro insegnante, che era lei. Allora, lei ha detto alla classe:
- L'orologio del vostro compagno è stato rubato durante la lezione di oggi. Chi l'ha rubato, per favore, lo restituisca. Ma io non l'ho restituito perché non volevo farlo. Poi lei hai chiuso la porta e ci ha detto a tutti di alzarci in piedi perché avrebbe controllato le nostre tasche una per una. Ma, prima, ci ha detto di chiudere gli occhi. Così abbiamo fatto e lei ha cercato tasca per tasca e, quando è arrivato da me, ha trovato l'orologio e l'ha preso.
Hai continuato a cercare nelle tasche di tutti e, quando ha finito, ha detto:
-Aprite gli occhi. Ho trovato l'orologio. Non mi ha mai detto niente e non ha mai menzionato l'episodio. Non ha mai fatto il nome di chi era stato quello che aveva rubato. Quel giorno, lei ha salvato la mia dignità per sempre. È stato il giorno più vergognoso della mia vita. Non mi hai mai detto nulla e, anche se non mi ha mai sgridato né mi ha mai chiamato per darmi una lezione morale, ho ricevuto il messaggio chiaramente. E grazie a lei ho capito che questo è quello che deve fare un vero educatore. Si ricorda di questo episodio, professore?
E il professore rispose:
-Io ricordo la situazione, l'orologio rubato, di aver cercato nelle tasche di tutti ma non ti ricordavo, perché anche io ho chiuso gli occhi mentre cercavo.
Questo è l'essenza della decenza. Se per correggere hai bisogno di umiliare, allora non sai insegnare.

Anonimo.

Dalla “cattedra” della Croce Cristo Re non umilia: salva!

 

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letterina 20191117 - E' pericoloso?

E' pericoloso?

Alle celebrazioni di Sabato e Domenica scorsi, don Gianluca e Paolo (dell’Ufficio Pellegrinaggi Diocesi di Bergamo) hanno presentato la proposta di pellegrinaggio in Terrasanta che vivremo con le nostre Comunità dal 12 al 19 febbraio 2020. In modo provocatorio don Gianluca chiudeva le sue parole con la domanda che molti fanno pensando ad una terra segnata da conflitti: ”E’ pericoloso andare in Terrasanta?” E lui rispondeva: ”Sì, è pericoloso: si può tornare convertiti”.

E allora, correndo questo “rischio” ecco il programma:
ORIO AL SERIO - TEL AVIV - NAZARETH 1° giorno
Arrivo a Tel-Aviv, sosta al Monte Carmelo.
Trasferimento in pullman in Galilea a Nazareth.

NAZARETH - MONTE TABOR - CANA 2° giorno
Visita a Nazareth; salita con taxi alla vetta del monte Tabor; sosta a Cana di Galilea per il rinnovo delle promesse matrimoniali; incontro con rappresentante della comunità cristiana locale.

LAGO DI GALILEA 3° giorno
Giornata sul Lago di Galilea.
Sosta a Magdala; monte delle Beatitudini Tabga; sosta a Cafarnao e traversata del lago con il battello.
Dopo cena S. Rosario con la comunità cristiana di Nazareth.

GERICO – QUMRAN - BETLEMME 4° giorno
Valle del Giordano.
Qasr El Yahud, rinnovo delle Promesse Battesimali.
Sosta a Gerico; visita a Qumran; deserto al Wadi el Kelt; arrivo a Betlemme.
Incontro con Istituto Effetà.

BETLEMME - GERUSALEMME 5° giorno
Visita della Basilica della Natività, chiesa di S. Caterina con le grotte di S. Giuseppe.
Sosta a Beth Shaur (campo dei pastori).
Trasferimento ad Ain Karem (Santuario di Giovanni il Battista e della Visitazione.
Sosta allo Yad Vashem, il Giardino della memoria dell’Olocausto.

GERUSALEMME 6° giorno.
Monte degli Ulivi, Betfage, edicola dell’Ascensione, Grotta del Pater Noster, chiesa del Dominus Flevit, Grotta dell’arresto, tomba di Maria e Basilica del Getsemani.
Visita della Chiesa di S. Pietro in Gallicantu.
resentazione della Gerusalemme bizantina.
Visita del Sion cristiano: il Cenacolo, il cenotafio di Davide e la Basilica della Dormizione di Maria.

GERUSALEMME 7° giorno
Visita del Muro Occidentale, la Spianata del tempio con le Moschee di Omar e El Aqsa (esterno).
Visita entro le mura della città vecchia.
Quartieri ebraico, armeno, latino.
Via Dolorosa, Basilica della Resurrezione con il Calvario e il Sepolcro.

GERUSALEMME - TEL AVIV – ORIO AL SERIO 8° giorno

QUOTA DI PARTECIPAZIONE
(min 30 partecipanti) € 1.100,00 + volo
(min 40 partecipanti) € 1.040,00 + volo
(min 50 partecipanti) € 1.000,00 + volo
SUPPLEMENTO Camera singola € 390,00
QUOTA VOLO: 250/280,00 EURO (da riconfermare alle effettiva prenotazione dei posti volo)

N.B. E’ indispensabile il passaporto individuale valido almeno 6 mesi oltre la data di termine del viaggio – La fotocopia del documento dovrà essere consegnata in agenzia entro 30 giorni dalla partenza. Il programma potrà subire variazioni per causa di forza maggiore.

ISCRIZIONI: Sono aperte in segreteria (da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.00) entro il 29 novembre 2019, versando la caparra di € 100.

 

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letterina 20191110 - Vanitas vanitatum

Vanitas vanitatum

Vanitas vanitatum è la traduzione di hebel hebelim, presa dal libro del Qoèlet, in italiano vanità delle vanità. L'espressione ci vuole comunicare che tutto è fragile ed esposto ad una fine rapida.
L’abbiamo vissuto anche nella “settimana dei morti”, con le riflessioni partite nel giorno dei Santi e continuate nelle messe al cimitero ma, anche, con i lutti che abbiamo vissuto nelle nostre Comunità proprio in questa settimana.
Tutto è hebel, tutto è limitato e dunque è importante cogliere da questo una lezione di profonda umiltà. Il limite però, invece di provocare una reazione di risentimento, di rabbia e violenza, ci può rendere pacifici. Come Abele, il cui nome è appunto soffio, hebel. È così che siamo chiamati a vivere dentro la storia e dentro i limiti del nostro vivere, senza maledire la vita ma accogliendola. I credenti hanno espresso questo in diversi modi e con arte. Per esempio, la figura di santa Maria Maddalena è stata protagonista di questo richiamo. E’ lei che nel giardino della risurrezione ascolta la voce del Maestro che la invia ai discepoli. Il Vescovo Francesco ce l’ha proposta come icona di questo anno pastorale 2019-2020.
Mercoledì, nella messa al cimitero, abbiamo guardato la Maddalena penitente del Caravaggio (Galleria Doria-Pamphilj 1597) figura della vanitas. Al tempo del Caravaggio, questo filone aveva avuto una ripresa significativa per opera di alcuni santi, tra i quali San Filippo Neri (1515-1595)
Dei suoi pochi scritti rimasti – poiché aveva dato alle fiamme quasi tutto - fa parte una preghiera-meditazione ripresa, in forma di canzone da Angelo Branduardi che ha fatto parte della colonna sonora del film dedicato al Neri intitolato State buoni se potete...
Ecco la preghiera:
Vanità di vanità. / Ogni cosa è vanità.
Tutto il Mondo, e ciò che ha / Ogni cosa è vanità.
Se del mondo i favor suoi / T’alzeran fin dove vuoi.
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se regnassi ben mill’anni / Sano, lieto, senz’affanni.
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi d’ogn’intorno / Mille servi, notte e giorno,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi più soldati / Che non ebbe Serse armati,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità
Se tu avessi ogni linguaggio, / E tenuto fossi saggio,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se starai con tutti gli agi, / Nelle Ville, e ne’ Palagi,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
E se in feste, giuochi e canti / Passi i giorni tutti quanti,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Sazia pur tutte tue voglie / Sano, allegro e senza doglie,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Dunque a Dio rivolgi il cuore, / Dona a lui tutto il tuo amore,
Questo mai non mancherà, / Tutto il resto è vanità.
Se godessi a tuo volere / Ogni brama, ogni piacere,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi ogni tesoro / Di ricchezze, argento ed oro.
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se vivessi in questo mondo / Sempre lieto, ognor giocondo,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se lontan da pene e doglie / Sfogherai tutte tue voglie,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se qua giù starà il tuo cuore / Giubilando a tutte l’ore,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Dunque frena le tue voglie, / Corri a Dio, che ognor t’accoglie,
Questo mai non mancherà. / Tutto il resto è vanità.

Può essere bello ascoltare la canzone di Branduardi: Vanità di vanità

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letterina 20191103 - Si sta come d'autunno...

Si sta come d'autunno...

Ciò che immediatamente evoca la stagione autunnale è il cadere delle foglie dai rami degli alberi. In realtà, prima di cadere, esse mostrano una livrea sorprendente di mille colori e trasformano il giardino o il bosco in un luogo di bellezza unica. Ma, certamente, ciò che prima di tutto evoca l'autunno è proprio questo: siamo fragili e viviamo in una situazione di precarietà. Come non ricordare la fulminante poesia di Giuseppe Ungaretti (1888-1971), datata 1918 e intitolata Soldati?

Si sta
come d'autunno
sugli alberi
le foglie

Questi brevissimi quattro versi rimandano all'esperienza durissima che l'autore stava vivendo: egli era uno di quei soldati che danno il titolo al componimento. Ma, più universalmente, questa esperienza di precarietà prende, prima o poi, ognuno. E il cadere delle foglie dagli alberi ne è uno dei simboli.
Leggendo, ho trovato anche un'altra poesia di un autore nato in Grecia ma di origine turca, Nazim Hikmet (1902-1963), intitolata Veder cadere le foglie...

Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
Soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno,
una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d'accordo con gli uomini e con me stesso.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d'ippocastani.

Nelle parole di questa seconda poesia c'è come un grido, un'obiezione tragica alla vita, potremmo dire anche a Dio:
perché la vicenda umana ha in sé delle esperienze così entusiasmanti da convincere l'uomo ad amarla e poi delle smentite così crudeli?
Perché i giochi di bambini sereni, una bella notizia che rende sereno il giorno, l'amore tra un uomo e una donna, la convivenza pacifica debbano trovare, prima o poi, la smentita della caducità?
Perché tutto ciò che è buono è così fragile e presto se ne va?
In questi giorni dei morti siamo chiamati a lasciare che questa domanda trovi la sua eco nel nostro cuore e nella nostra mente.
Non siamo davvero uomini se non lasciamo che questa domanda emerga nella nostra consapevolezza.

Don Giampaolo T.

 

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letterina 20191027 - Tanta manna...

Tanta manna...

Gesù racconta una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza mai stancarsi.
Non stai sbagliando Vangelo? E’ quello di Domenica scorsa.
No, no, mi sto riferendo proprio a quello, per condividere alcuni pensieri alla luce di ciò che succede anche tra noi. Commentando questa pagina dicevo che quando uno conclude: ”Non credo più”, dovrebbe essere più onesto e dire: ”Non prego più”, perché abbandonare la preghiera è l’anticamera dell’abbandono della fede.
Lunedì scorso era proposta la veglia missionaria, all’indomani della giornata missionaria mondiale che noi celebriamo oggi. Come da alcuni anni l’avevo proposta anche ai gruppi adolescenti, a maggior ragione quest’anno in cui il papa ha chiesto un mese missionario straordinario, per l’urgenza di vivere la dimensione richiamata nella frase guida: Battezzati e inviati. Lunedì sera, mentre li attendo in Oratorio per partire con le diverse macchine, gli animatori degli adolescenti cominciano a dirmi che nel gruppo whatsapp è stato un susseguirsi di “io non ci sono”, “ io non posso”, “io non vengo” e “allora se non vengono gli altri non vengo neppure io”...Insomma, alla fine andiamo in una decina (dei 40 potenziali). Tanta manna, certo, quando arriviamo nella chiesa di Prezzate dove l’età dei presenti è un po’ più sostenuta e matura...E’ vero che pioveva a dirotto. E’ vero che...Non trovo altre giustificazioni. E’ vero però che pregare costa.
Qualcuno si ricorda le braccia di Mosè alzate e sostenute da Giosuè e Cur per la fatica? Dentro questo mi pongo domande del tipo: vale la pena fare e proporre quello che facciamo e proponiamo se poi manca l’appuntamento con Lui? Il mio essere prete qui avrebbe senso senza un rammarico per questi fatti? Ma poi: queste preoccupazioni sono solo mie? Cioè: un genitore può essere contento quando il figlio “non è cattivo” , “ a scuola tutto sommato se la cava”, “alla fine qualcosa di buono c’è” ?
Ai papà e alle mamme di oggi viene in mente che un figlio non è solo da vestire – magari firmato – da far studiare, da far allenare, da far mangiare? Intanto, alla veglia, cinque giovani della nostra Comunità accendono i cinque ceri colorati dei continenti davanti all’Eucarestia. Accendiamo anche un pensiero e una preghiera per chi dice no.
Mercoledì, all’incontro dei preti della Fraternità, alcuni di loro commentano la veglia missionaria dicendo che è stata bella e che c’erano anche diversi giovani. Guardano me e continuano:” Certo, erano solo di Palazzago”. Io penso: erano solo dieci, ma lì, ne ho “portati” molti di più: anche quelli che “io non ci sono” , “ io non posso”, “io non vengo” e “allora se non vengono gli altri non vengo neppure io”... e per i quali continueremo a proporre e fare. In attesa di altra manna.

 

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letterina 20191020 - Volto... storto

Volto... storto

Sull’armadietto all’ingresso della sagrestia trovo un biglietto:” Sistemare il volto della Madonna che è girato”. Il giorno prima c’era stata la festa della Madonna del Rosario e la processione con la statua, che al termine è stata posta sul trono, con gli angeli a sostenere la corona e ad aprire il manto. Vado davanti alla statua e in effetti la sensazione è che sia proprio storto. Certo, ho presente il volto di questa Madonna non diritto, ma anche a me sembra più voltato del solito. Vuoi vedere che s’è girata? Guardo ancora un po’, prendo una scala e salgo vicino, prendendolo tra le mani per capire se è successo qualcosa. E’ decisamente immobile, fermo. Avranno forse fissato la base della statua leggermente storta? Non mi pare. C’è qualcosa che può essere cambiato senza che ce ne accorgessimo? Rimetto la scala a posto e vado al computer, nella cartella delle foto degli anni passati per verificare che l’inclinazione sia la stessa. Pare di sì.
Ritorno in chiesa e seguo la direzione di quello sguardo: va verso la porta centrale, come se volesse guardare chi entra (e seguire chi esce). Ma, appunto: nel giro di una giornata, ad esempio, chi entra? Quanti entrano? Come mamma forse ci scuserebbe nel vedere pochi suoi figli, sapendo come è questo tempo pieno di attività, di lavoro, di problemi, di corse, di lontananze. E, anche, di non voglia, di superficialità, di smarrimenti.
Però vede quel giovane papà che, dopo, aver accompagnato la bambina alla Scuola dell’Infanzia, entra per una preghiera; vede quell’uomo che si mette davanti all’Addolorata (che poi è sempre la stessa Madonna) con le labbra che sussurrano qualcosa; vede quella nonna che accende una candela; vede quell’uomo pregare, prima nel banco e poi passando davanti agli altari dei santi; vede quella signora che legge la pagina del Vangelo del giorno e scrive un pensiero sul libro; vede chi entra a cercare il parroco e le signore che puliscono; vede F. passare dopo il lavoro, verso sera, fermarsi nella penombra, in silenzio; vede la giovane mamma con il passeggino fare il segno della croce sul volto del piccolo. Vede anche chi non vede mai perché troppo preso, troppo arrabbiato, troppo sconsolato, troppo lontano. Ma è bello che quel volto continui ad essere “storto” per... vederci meglio. Volto di madre.
P.S. A me, comunque, pare che qualcosa sia successo...

 

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