letterina 20090614

L'affondo

 

Contempl-attivi

Diciamo la verità: è probabile che noi facciamo un gran servizio alla gente, molta diaconia, ma spesso è una diaconia che non parte da quella tavola.
Solo se partiamo dall'eucaristia, da quella tavola, allora ciò che faremo avrà davvero il marchio di origine controllata, come dire, avrà la firma d'autore del Signore. Attenzione: non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere. Se manca l'amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l'eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose.
Dobbiamo essere dei conlempl-attivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell'azione.
La contemplattività, con due t, la dobbiamo recuperare all'interno del nostro armamentario spirituale. Allora comprendete bene: si alzò da tavola vuol dire la necessità della preghiera, la necessità dell'abbandono in Dio, la necessità di una fiducia straordinaria, di coltivare l'amicizia del Signore, di poter dare del tu a Gesù Cristo, di poter essere suoi intimi.
Le sentite pure voi queste cose; tutti avvertite che, a volte, siamo staccati da Cristo, diamo l'impressione di essere soltanto dei rappresentanti della sua merce, che piazzano le sue cose senza molta convinzione, solo per motivi di sopravvivenza. A volte ci manca questo annodamento profondo.
Qualche volta a Dio noi ci aggrappiamo, ma non ci abbandoniamo. Aggrapparsi è una cosa, abbandonarsi un'altra. Quand'ero istruttore di nuoto - ero molto bravo, e quando ero in seminario tantissimi hanno imparato da me a nuotare - quante volte dovevo incoraggiare gli incerti: «Dai, sono qui io; non ti preoccupare...». Se qualcuno stava annaspando o scendendo giù, io gli passavo accanto e quello si avvinghiava fin quasi a strozzarmi. Questo è solo un abbraccio di paura, non un abbraccio d'amore.
Qualche volta con Dio facciamo anche noi così: ci aggrappiamo perché ci sentiamo mancare il terreno sotto i piedi, ma non ci abbandoniamo. Abbandonarsi vuol dire lasciarsi cullare da lui, lasciarsi portare da lui semplicemente dicendo: «Dio, come ti voglio bene!».
+Tonino Bello


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letterina 20090607

L'affondo

 

Il sole e il diamante

Ma c’è davvero posto per due? C’è posto per Dio  e per me? Se Lui esiste, non sono uno schiavo? Se regna, che ne è della mia  libertà e chi sono ancora, io? Strano. Un diamante andrà mai a chiedere al sole:"Smetti di brillare! Tu mi schiacci!" ? Non dirà piuttosto:"Illuminami dunque, perché più vivi sono i tuoi raggi, più io scintillo e più posso essere diamante. Proprio perché tu ci sei, io sono pienamente me stesso".
Lo stesso avviene tra dio e l’uomo: più Dio è grande, più io posso essere uomo sotto il suo sguardo.
La Bibbia lo dice a suo modo: l’uomo è l’immagine di Dio, il suo diamante.  "Dio disse: Facciamo  l’uomo a nostra  immagine, secondo  la nostra somiglianza...E Dio  creò  l’uomo  a  sua  immagine;  a  immagine  di Dio  lo creò..."  Il  fatto  è  che  se  gli  uomini  non  fossero  in  una  certa misura dei, non sarebbero nemmeno uomini (L.Ferry).
Perciò è giustificata anche la fiducia profonda nell’uomo: in ogni essere  umano  ardono  scintille  del  fuoco  divino.  Credere  in  Dio  umanizza l’uomo; è il fondamento del vero umanesimo.
Ambedue queste affermazioni sono vere: Dio è l’Altissimo, lontano da noi, e Dio è il bassissimo, vicinissimo a noi. Trascendente e immanente: Dio ed egli è uomo, Dio-uomo. Ci sono state epoche di profonda angoscia perché, dal nostro punto di vista, Dio era soprattutto grande. E ci sono state epoche in cui immaginavamo Dio troppo piccolo. Ora, quando l’idea di Dio non è più equilibrata, c’è malessere dell’uomo. 

Godfried Danneels


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letterina 20090531

L'affondo

 

Il grande regista

    Lo Spirito Santo è stato definito il “grande regista” della storia.
Il mare di bene che inonda ogni giorno la nostra terra porta la sua firma. E’ Lui che ispira e sostiene l’impegno e il coraggio dei buoni, è sempre Lui che dona la forza per prendere parte da vincitori alla lotta contro il male. E’ ancora Lui che fa aprire gli occhi e sognare le cose giuste e che ci dà la forza e la perseveranza per raggiungerle. Eppure rimane il “grande sconosciuto”, il “parente nascosto” della Trinità, il meno pregato e ricordato.
Un maestro era diventato un “personaggio” ricercatissimo per la profonda saggezza delle sue risposte. Tutti andavano da lui per chiedere suggerimenti e indicazioni.  I suoi discepoli raccontavano che perfino Dio, un giorno, si era rivolto al saggio maestro per una consulenza. “Voglio giocare a nascondino con gli uomini” disse Dio. “Ho domandato ai miei angeli qual’è il posto migliore  per nascondersi. Alcuni mi hanno suggerito gli abissi dell’oceano. Altri la cima della montagna più alta. Altri ancora, la faccia nascosta della luna o il centro di una stella lontanissima. E tu che cosa mi consigli?”, lo provocò Dio.
Il maestro socchiuse gli occhi e calmo rispose: “Secondo me dovresti nasconderti nel cuore umano. Vedrai: è l’ultimo posto a cui penseranno”.
Lo Spirito di Dio ha scelto il cuore dell’uomo, e l’uomo spesso non lo sa o se ne dimentica!


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letterina 20090524

L'affondo

 

I gigli dei campi

    L’amore è semplicità. L’amore è un miracolo che si rinnova continuamente.
Ma il cammino che ci conduce a raggiungerlo spesso ci appare difficile, soprattutto perché  continuiamo  ad  aggiungere  invece  che  a  togliere,  a  complicare invece che a spogliare. Un amore nasce e cresce solo se noi riusciamo a creare le giuste condizioni. Quando due persone decidono di amarsi per sempre e vogliono prometterlo davanti a Dio, rileggendo un passo del Vangelo di Matteo,  possono  trovare  le  regole  indispensabili  per  creare, mantenere  e  non perdere  quelle  giuste  condizioni:" Guardate  come  sono  liberi  gli  uccelli  del cielo". La libertà. E’ il primo punto. Libertà di non dover apparire come ti vorrebbero, ma come sei, libertà di svincolarsi dai mille condizionamenti esteriori. Libertà nel rispetto dei tempi di crescita dell’altro. Libertà di cercare il tuo e il suo vero bene.
"Guardate come crescono i gigli dei campi".
L’evangelista non scrive come sono belli, ma come crescono i gigli dei campi. 
Un fiore di serra ha tutto prestabilito: seme, calore, acqua, concime.
Ad un fiore di campo il seme lo porta il vento, prende acqua e calore quando viene. La differenza è che un fiore di serra prende la vita come qualcosa di dovuto, un  fiore di  campo  come un dono. Essere  come  i gigli dei  campi  vuol dire aprirsi alla bellezza del creato, vivere la vita come un miracolo che si ripete. E’ riuscire a dire ogni giorno al tuo compagno di viaggio:" E’ meraviglioso che tu esista".
"Cercate prima il regno di Dio, il resto lo avrete in  più". 
Noi,  invece,  cerchiamo  prima  il  superfluo  e  poi  non  abbiamo  tempo  per  le cose che contano. Se puntiamo a ciò che vale, il resto non mancherà.


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letterina 20090517

L'affondo

 

Ascoltare

 Quando un uomo, il cui matrimonio era in crisi, cercò il suo consiglio, il maestro disse:
'Devi imparare ad ascoltare tua moglie'.
 
L’uomo prese a cuore questo consiglio e tornò dopo un mese per dire che aveva imparato ad ascoltare ogni parola che la moglie dicesse. 
 
Il maestro gli disse sorridendo:'Ora torna a casa e ascolta ogni parola che non dice'.

Anthony De Mello

A volte bisogna proprio imparare ad ascoltare parole non dette...


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letterina 20090510

L'affondo

 

Che fai nella vita?     

“Correre a piedi nudi nei prati. Capelli al vento…”
E all’improvviso...Fermarsi. Guardare. Fili d’erba accarezzati dal vento, sfumature di colori...Un mare di verde che si inchina nel vento per salutare il tempo .
Un lago di azzurro che si rialza verso il cielo per inebriarsi di luce. Una danza in ascolto del vento. Il vento libera l’amore...E reincanta la vita...Prendere fra le mani un filo d’erba e sentire germogliare gocce di rugiada negli occhi. Un sorriso al cielo. E nel vento nasce il canto di grazie al Creatore.
Le “povere” cose, un filo d’erba, una poesia, una nuvola che scivola davanti al sole, sono quelle che ci accompagnano là dove tutto ci ha lasciati. Le cose umili brillano come l’oro nella mano tesa di Dio.
Alla domanda “che fai nella vita?” ecco quello che mi piacerebbe rispondere, quello che non oso rispondere:
mi occupo delle cose piccole piccole, porto la testimonianza di un filo d’erba.

C. Bobin


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