letterina 2018130

Le notti bianche dell’asino e del bue

Nella riflessione del giorno di Natale ho proposto di continuare a mettere nel presepe, insieme a quelle date ai ragazzi in Avvento, altre due statue: quella dell’asino e del bue.
Ho trovato su santalessandro.org, il sito on-line della Diocesi, questo dialogo che ben s’accorda con il nostro percorso. Eccolo:

 

-Insomma! Non se ne può più-.

-Ma è così carino-.

–Carino dici? Spero tu stia scherzando. Sono ore che se ne sta lì a far baccano, e tu dici che è carino? Un soprammobile di cristallo di Boemia è carino. O uno scrittoio vittoriano in mogano. Quel foulard in cashmere che avevamo visto in Galilea, quello sì che era carino-.

-Le uniche cose che ricordo della Galilea sono le vesciche. Un sole che bruciava la sabbia-

-Sì ma pure quello era più piacevole di questo fracasso. Mi ero appena addormentato ed ecco che arriva l’ennesimo casinaro. Ma io ti avverto, da ora in poi a ogni cagatina di mosca scrivo una lettera a chi di dovere. Mi faccio sentire, io. Altrimenti finisce come tutte le altre volte, che si sta zitti, si fa finta di niente mentre gli altri si fanno i loro porci comodi, e si passa per fessi. Anzi, sai che faccio? Inizio subito, prendo un bel foglio... Alla cortese attenzione dell’amministratore di condominio, virgola, con la presente mi preme segnalare una situazione incresciosa che si è venuta a verificare... anzi, mi duole evidenziare la mancanza di rispetto verso... anzi, intendo protestare vigorosamente per... Diamine si può avere un po’ di silenzio? C’è gente che sta cercando di concentrarsi-.

-Stai calmo...-

-Calmo? Io sono calmo. Calmissimo, direi. Sono rilassato, mi sento un pascià. Guarda, non mi trema neanche la penna-

-Ti ricordi quel corso di yoga che ti avevo regalato l’altr’anno per Natale?-

-Certo. Lo ricordo. Alla fine l’insegnante aveva insistito per vendermi un manuale sulla gestione della rabbia. Diceva che mi avrebbe aiutato. Non ti dico che fatica ho fatto a fargli capire che io non mi arrabbio mai. Mai, gli dicevo. E quello mi metteva il libro in mano. Avrei fatto prima a stampargli un biglietto e a infilarglielo nel cervello dall’orecchio-.

-Ecco, pensa di essere a quel corso e tira un respiro profondo-

-Lo farei, ma non senti la puzza? Siamo a metri di distanza e arriva fino a qui. Proprio adesso che mi è passata l’allergia. Per mesi non ho sentito niente e ora è tutto un miasma. Sono rassegnato, tra il chiasso e l’odore non chiuderò occhio.-

-Shhh, zitto che s’è addormentato-

-Zitto a me, che sono stato in silenzio fino a ora. E poi guardalo, guardalo se non si muove. Non fanno a tempo a metterlo giù che si drizza. Sembra un branzino appena slamato. Se ne sta fermo un secondo e poi sguizza via-.

-A me sta simpatico. C’ha un sorrisetto sincero. E non è puzza, sa di genuina innocenza-.

-Se farsela addosso la chiami innocenza allora mi dichiaro colpevole, vostro onore. Non ci vuole tutto questo genio ad alzare la mano una volta ogni tanto e chiedere dove sta la toilette. Ecco, guarda, ci risiamo. Piange di nuovo. E poi non voglio sembrare conformista ma quei due più grossi, non ti sembrano lestofanti? C’hanno due occhi...-

-Per me sono stremati-

-E di cosa? Di far niente? Sono entrati così, senza chiedere. Si sono messi comodi, ci hanno rubato la paglia. Ci fosse stata mia madre ne avrebbero sentite quattro. Questa casa non è un albergo, me lo ripeteva ogni giorno che tornavo tardi. Mi sbatteva la porta in faccia e non c’era verso di farle cambiare idea. O mi arrampicavo dalla canale, o dormivo fuori. Io comunque non li avrei fatti entrare. Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. E di questi tempi si sa, non ci si può fidare di nessuno. Offri un dito e ti prendono la mano. Dovremmo badare ai nostri interessi per primi. Ma tu come al solito non sai direi di no. Finirai sotto terra dicendo di sì. Sei troppo buono, sei... sei un asino...-

-A dire la verità sono il bue-

-Ecco, per l’appunto...-

 

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Ecco l’iniziativa Presepio Post Natale 2018:

Scatta con instagram alcune fotografie al tuo presepio o a quello di amici e familiari e condividile con #PalaPresepio2018. Le potrai così vedere anche qui sotto la bacheca di comunitá

Il 6 gennaio, dopo la messa delle 10.30, saranno anche proiettate e premiate, insieme a quelle dei presepi mobili portati in chiesa.

letterina 2018122

Miracoli del Natale

Non posso arrivare a questo Natale senza condividere ciò che abbiamo vissuto sabato sera con un gruppo di adolescenti e giovani nel cosiddetto ritiro di Natale. Abbiamo iniziato nel salone della casa di Comunità con tre video a commento delle domande di folle, pubblicani e soldati a Giovanni Battista: ”Che cosa dobbiamo fare?” Appunto che cosa fare per il Natale?
Poi il viaggio in macchina, guidati da alcune domande-provocazione fino a Bergamo, al Patronato San Vincenzo, dove abbiamo portato diverse scatole di viveri raccolti a San Martino. Qui abbiamo cenato nella sala che si stava svuotando dei 400 che ogni giorno trovano da mangiare. Don Davide, il Direttore, ci ha affidato alcune parole sulla realtà del Patronato e guidati in alcuni spazi della struttura, di cui l’ultimo è un salone predisposto con 45 letti a castello.
Dal Patronato siamo saliti in Città Alta, prendendo come riferimento il Seminarino, l’Oratorio di Città Alta. A piccoli gruppi e con il desiderio di guardarci in giro per vedere come la gente si prepara al Natale, siamo finiti, uno dopo l’altro, nella chiesa del Carmine, davanti al Santissimo esposto per l’adorazione.
Alcuni giovani, in giro per Città Alta, segnalavano l’iniziativa dando un foglietto e invitando ad entrare. Ci siamo lasciati interpellare. A dire il vero l’avevamo pensata proprio così con i loro animatori, sapendo dell’iniziativa della Luce nella notte, portata avanti dall’Azione Cattolica.
Io mi sono messo in un angolo, in ginocchio, dicendomi: un minuto di preghiera per ognuno di questi ragazzi e giovani, preventivandone almeno 20.
Sono rimasto più di un’ora, vedendo anche loro inginocchiati davanti all’Eucarestia messa sull’altare, tra le statue di Maria e Giuseppe, accendere e deporre il lumino e il cartoncino con la preghiera. Alla fine, ritornati al Seminarino, con la fetta di panettone li ho ringraziati perché in quel sabato freddissimo hanno riscaldato la mia fede. Miracoli del Natale? Ce ne vorrebbero ...
E grazie anche a coloro che, nelle diverse ore della giornata, hanno vissuto il “Venite Adoremus” nella nostra Parrocchia, con l’ora di adorazione quotidiana. Non c’era l’atmosfera di Città Alta ma lo stesso Signore sì. Ed è quello che è nel cuore del Natale.

Auguri don Giuseppe, insieme a don Roberto, don Paolo,
don Giampaolo e Padre Agostino.

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Ecco l’iniziativa Presepio Post Natale 2018:

Scatta con instagram alcune fotografie al tuo presepio o a quello di amici e familiari e condividile con #PalaPresepio2018. Le potrai così vedere anche qui sotto la bacheca di comunitá

Il 6 gennaio, dopo la messa delle 10.30, saranno anche proiettate e premiate, insieme a quelle dei presepi mobili portati in chiesa.

letterina 20181216

Ma non è ancora Natale!

Là dove troviamo presepi che, non ancora Natale, hanno già la statua di Gesù Bambino (come all’ingresso della Casa di Comunità), il minimo che diciamo è: ”Ma non è ancora nato!”, oppure: ”non è ancora arrivato il 25 dicembre!” Se poi ci sono già i Magi (come nel presepio in chiesa parrocchiale) apriticielo!
Ma è proprio vero che Gesù nasce ogni anno?
Inoltre, un presepio ha senso senza il Bambino? Penso proprio di no.
Gesù è nato 2000 anni fa e non nasce più. Semmai, mentre ci avviciniamo al Natale e sentiamo frasi tipo “lasciar nascere il Signore nel nostro cuore” e utilizziamo espressioni come nascita, venire alla luce, mettere al mondo... è più utile riflettere proprio su questo.
Seguite questi passaggi di una riflessione di Maria Zambrano (filosofa e saggista spagnola)

“L'animale nasce una volta per tutte, l'uomo invece non è mai nato del tutto, deve affrontare la fatica di generarsi di nuovo o sperare di essere generato. La speranza è fame di nascere del tutto, di portare a compimento ciò che portiamo dentro di noi solo in modo abbozzato. In questo senso la speranza è la sostanza della nostra vita, il suo fondo ultimo; grazie ad essa siamo figli dei nostri sogni, di ciò che non vediamo e non possiamo verificare. Affidiamo cosi il compimento della nostra vita a un qualcosa che non è ancora, a un'incertezza. Per questo abbiamo tempo, siamo nel tempo: se fossimo già formati del tutto, se fossimo già nati interamente e completamente, non avrebbe senso consumarci in esso. La speranza dà alla vita umana un carattere angoscioso, le trasmette la sua ansia sempre insoddisfatta, il suo sforzo illimitato, dato che nessuna fatica sufficiente per colmare questa speranza che geme: 'Perché sappiamo che tutte le creature gemono all'unisono e sono gravide ancora adesso', dice san Paolo.
L'uomo ha una nascita incompleta e per questo non si è mai adattato a vivere naturalmente e ha avuto bisogno di qualcosa di più: religione, filosofia, arte o scienza. Non è nato né cresciuto interamente per questo mondo perché non s'incastra perfettamente in esso, e sembra che niente sia predisposto per lui; la sua nascita è incompleta e così il mondo che lo aspetta. Deve dunque finire di nascere interamente e crearsi il proprio mondo, il proprio posto, il proprio luogo, deve incessantemente partorire se stesso e la realtà che lo ospita.”

E se il Natale di Gesù fosse per far nascere continuamente noi?
Davvero la statua del Bambino dobbiamo metterla subito!

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letterina 20181209

Ancora giovani

A volte, per preparare un certificato o una pratica, apro i registri parrocchiali e con uno sguardo d’insieme vedo le diverse annate che hanno fatto la Comunione, la Cresima... Scorrendo i nomi, mi chiedo: quando ho visto l’ultima volta questo ragazzo? Da quando non vedo più a messa questa ragazza? E questi, ormai cresciuti, cosa staranno facendo? So di qualcuno che ha fatto la ragazza, ha trovato lavoro, sta facendo l’Università; li incrocio ad una festa, me ne parla un loro collega di lavoro, ti mandano a salutare... ci pensi, preghi per loro. Sì, perché quella passione con cui li hai seguiti nel tempo della catechesi, nelle celebrazioni, nelle feste dei sacramenti, nel Cre e nella formazione degli animatori, nel camposcuola e nei ritiri... si fa ora domanda: ma quel Signore che la Comunità ha cercato di affidare loro, quel Dio che abbiamo presentato come Padre di misericordia, che si è fatto amico e compagno di strada, ora dove è? E’ mai possibile che, proprio il tempo della giovinezza, tempo di speranza, di futuro, di aperture, di vita, non c’entri più niente con il Signore? E’ mai possibile che facendo la ragazza o il ragazzo uno si chiuda a tutto il resto e non esistano più amici, oratorio, chiesa, incontri? E’ mai possibile che non ci siano parole per portare al Signore la persona che si dice di amare: “ti affido il mio lui, la mia lei, dammi una mano a non prendere in giro o ad usare, ma a volere veramente il bene dell’altro/a”?
Pensavo a queste cose anche nei giorni di con-vivenza, nella Casa di Comunità, con dieci giovani, esperienza partita Domenica scorsa dopo una bella e intensa serata con una ventina di 18-30enni. Certo, anche a quell’ appuntamento pensavo di trovare un po’ più di volti amici, non per fare numero, ma per non perderci di vista, per ascoltare le belle testimonianze di quel protagonismo giovanile che porta alcuni di noi in Malawi a piantare ortaggi e fare case, alla stazione con i senzatetto, alla Comunità Raphael con i terminali di AIDS, al carcere femminile per un torneo di pallavolo o un laboratorio... e non perdere di vista Colui che non si impone ma si propone.
E’ vero ciò che la Conferenza episcopale inglese scrive: ”La Chiesa non può partire da dove i giovani non ci sono per portarli lì dove non vogliono andare. Ma possiamo condurli dal punto in cui si trovano verso dove non avrebbero mai sognato di poter arrivare”. Il problema è che un po’ di aria comunitaria questi giovani l’hanno respirata nei diversi anni, insieme a tempo, dedizione ed energie spese per e con loro. Non sarà allora quello che succede anche nelle famiglie, con tutti gli interrogativi che un papà e una mamma ad un certo punto si pongono per i loro figli? “Dove abbiamo sbagliato? Cosa dovevamo fare”? L’essere un po’ dispiaciuti o il farsi domande non toglie la paternità o la maternità, ma dovrebbe stimolare anche l’essere figli.

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letterina 20181201

Possiamo farcela

Non viviamo tempi facili, lo scoraggiamento è alle stelle, la violenza pure.
Tra finanziarie, lavori saltuari e una dilagante povertà, tra affetti frantumati e paure di amare, rischiamo di crollare e di arrenderci. La paura e l'apatia a volte inquinano le nostre vite e le nostre comunità: sembra prevalere il forte e l'arrogante, ci sentiamo come pesci fuor d'acqua. E Gesù (tenero!) ci dice: quando accade tutto questo, alzate lo sguardo.
Le fatiche e le prove della vita, sembra dirci il Signore, sono lì apposta per farci crescere, possono diventare un trampolino di lancio, devono aiutarci a conoscere il senso segreto delle cose, il mistero nascosto nei secoli. Come il grano caduto in terra feconda la terra, così l'Avvento feconda la nostra vita per sbocciare a Natale in una festa di luce. Ma occorre vigilare, ammonisce Gesù nel Vangelo di questa prima tappa di Avvento. Le dissipazioni, le ubriachezze e gli affanni della vita possono impedirci di vedere, impedirci di vivere.
Le dissipazioni: in un mondo in cui siamo costretti alla frenesia, ritrovare un ritmo di interiorità richiede una forza di carattere notevole. Perché non approfittare di questi giorni per riprendere un quotidiano ritmo di preghiera?
Le ubriachezze: il nostro mondo ci invita a fare esperienza di tutto, a osare, a sperimentare. E alla fine ci ritroviamo a pezzi. Attenti, amici, a non cadere nell'inganno che le sirene del nichilismo ci propongono: abbiamo bisogno di unità, non di frantumazione. E questa scelta compiamola non in rispetto ad una ipotetica scelta morale, ma nella consapevolezza che Dio solo conosce la verità dell'essere.
Gli affanni della vita che esistono e non possiamo eliminare ma solo controllare mettendo al centro la ricerca di Dio e del mio vero io. No, il mondo non sta precipitando nel caos, ma fra le braccia di Dio. Lo credo, lo vivo con fatica, combatto per costruire spazi di Regno nel caos, occasioni di luce nelle tenebre, ordine in me e dove vivo. La preghiera e la meditazione della Parola, quella stessa Parola che creò dal nulla le cose che sono, ancora ricreano l'oggi di Dio.
Possiamo farcela, Dio ci sostiene, buon percorso di conversione al Natale.

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letterina 20181125

In prima linea

Il cammino degli adolescenti ha una sua struttura e tradizione, con l’incontro settimanale del lunedì, unitario nella prima parte con la preghiera e le comunicazioni e suddiviso per gruppi nella seconda. Da lì partono anche le altre iniziative di animazione, coinvolgimento e formazione.
Ma i più grandi? Alcuni di loro accompagnano gli adolescenti, alcuni sono presenti in momenti specifici come la festa di Comunità, il Palio, il servizio al bar, l’estate... Certamente siamo coscienti che quella dei 18-30enni (per utilizzare gli stessi parametri del Sinodo dei giovani) è un’età già abbastanza impegnata: le prime esperienze lavorative, i nuovi corsi di studio per chi continua con l’Università, il cammino di coppia, il desiderio di allargare gli orizzonti... Da un po’ di tempo stavamo pensando proprio a loro, anche sull’onda del Sinodo. Ecco allora una prima proposta, elaborata nell’Equipe educativa dell’Oratorio e con alcuni giovani.

L’abbiamo chiamata: IN PRIMA LINEA.
Prima linea perché potrebbe essere il primo tratto di un filo-strada-percorso che poniamo con i 18-30enni.
Prima linea perché ci vogliamo mettere la faccia e il cuore.
Prima linea perché desideriamo dare volto al protagonismo giovanile concretizzato in alcune forme di volontariato e solidarietà che ci verranno raccontate.
Prima linea per non parlare solo di giovani, guardandoli spesso come problema, ma per parlare tra giovani.
Prima linea perché ci piace.

L’appuntamento è Domenica 2 dicembre.
h. 19:00 Apericena c/o bar dell’oratorio seguito dall’ Aperincontro con storie di giovani dalla prima linea: Davide, Dario & Francesca, Suor Terry, Laura e Lezia.
Se hai tra i 18 e i 30 anni ti aspettiamo. Passaparola...

Poi, proprio in quella serata e fino a giovedì 6 dicembre, partirà un’esperienza di con-vivenza nella Casa di Comunità. Alcuni giovani, mantenendo i diversi impegni di studio e di lavoro vivranno insieme, nello stesso luogo, dormendo anche lì e facendo ciò che normalmente facciamo nelle nostre case. Alcuni momenti comuni saranno i pasti, lo scambio su alcuni temi, la preghiera, lo svago, i servizi. Anche questa vuole essere una prima linea. Di altre.

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