letterina 20171105

Non amiamo a parole ma con i fatti

"Al termine del Giubileo della Misericordia ho voluto offrire alla Chiesa la Giornata Mondiale dei Poveri, perché in tutto il mondo le comunità cristiane diventino sempre più e meglio segno concreto della carità di Cristo per gli ultimi e i più bisognosi."

Così un passaggio del Messaggio di Papa Francesco per la prima giornata dei poveri che si celebrerà il 19 novembre 2017, guidata dal tema “Non amiamo a parole ma con i fatti”.
E ancora:

"Siamo chiamati a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine. La loro mano tesa verso di noi è anche un invito ad uscire dalle nostre certezze e comodità, e a riconoscere il valore che la povertà in sé stessa costituisce."

Noi cominceremo questa settimana sabato 11 novembre con la raccolta di San Martino (i famosi sacchi gialli) e la raccolta porta a porta dei viveri per i poveri. Vedremo anche di aderire ad alcune delle diverse iniziative che la Diocesi propone e di portare nella preghiera tante situazioni di fatica e sofferenza.
La Chiesa, fin dall’inizio, si è preoccupata dei poveri, anzi, nei primi secoli il suo impegno di aiuto e condivisione è stato un segno luminoso di autenticità. L’ammirazione per l’amore, il sincero interessamento ed il soccorso ai poveri ha fatto sì che tante persone aderissero alla fede cristiana. Se si guarda alla storia della Chiesa, sono tantissime le istituzioni di assistenza nel campo della salute, dell’educazione, di protezione per le persone sole a abbandonate, che sono frutto della generosità di tanti credenti. Non possiamo dimenticare che Gesù, il Figlio di Dio, si è fatto uomo e ha vissuto nella povertà. Le sue parole e suoi gesti erano l’espressione di predilezione per i poveri e per questo, quando la Chiesa accoglie e aiuta le persone disagiate, lo fa perché riconosce in esse l’immagine e la presenza di Cristo.
Papa Francesco ritiene che per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica e considera tale opzione, come una forma speciale di primazia nell’esercizio della carità cristiana, della quale dà testimonianza tutta la tradizione della Chiesa.

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letterina 20171029

Case aperte

Riprendiamo i gruppi nelle case, secondo il prospetto riportato qui sotto, da qui a Natale. Poi, nel prossimo anno, vivremo i gruppi nella Casa, la Casa di Comunità.

Ogni gruppo preparerà di volta in volta un incontro, invitando tutti gli altri nel salone della Casa di Comunità.
E’ una modalità decisa con gli animatori dei gruppi, una sfida che impegna ulteriormente passione e competenze.

Grazie già da ora a tutti quelli che parteciperanno, alle famiglie che aprono la loro casa e agli animatori.
E non lasciamoci prendere da falsi pudori del tipo: ” io non vado nelle case degli altri…” Non andiamo per pettegolare ma per crescere.

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letterina 20171022

Due novità

Cominceremo Domenica 29 ottobre la proposta del Bibliodramma. E’ una delle novità di questo anno pastorale che parte dalla necessità di creare sempre più occasioni per l’ascolto della Parola, fatta con intelligenza e cuore. Ne abbiamo parlato ai genitori nell’incontro d’inizio anno catechistico; l’abbiamo presentato ai diversi consigli e ai catechisti e nell’introduzione della Guida pastorale; lo stiamo sperimentando nel corso vicariale catechisti. Ci pare sia una bella possibilità che si aggiunge ai percorsi proposti ai genitori dei sacramenti, ai gruppi nelle case, alla catechesi adulti e alle diverse iniziative lungo tutto l’anno.
Cosa è il Bibliodramma? È una metodologia che favorisce l’incontro profondo tra la Parola di Dio e la vita concreta di ogni persona. Contemporaneamente una modalità per il confronto biblico di gruppo, che permette una partecipazione viva e coinvolgente, in quanto utilizza dinamiche attive che rendono intensa e vissuta la lettura di un brano biblico, favorendone una comprensione profonda e arricchendola, incontrando le risonanze interiori dei partecipanti. L’incontro è mediato da un facilitatore, appositamente formato. Per noi c’è Manuel.
Da qui a Natale abbiamo programmato tre incontri: Domenica 29 ottobre, 19 novembre e 17 dicembre, dalle 14.30 alle 16.00, nel salone della Casa di Comunità. Poi concluderemo con la merenda insieme ai ragazzi che vivranno il pomeriggio in Oratorio. E anche qui abbiamo una novità. Le diverse annate di catechesi propongono, per loro ma anche per i bambini e ragazzi che desiderano partecipare, un pomeriggio insieme, con modalità che ogni gruppo deciderà, concludendo poi con la merenda.
Si vuole così dare vita all’Oratorio che in questi anni abbiamo sistemato e reso accogliente nella quasi totalità degli ambienti, nei pomeriggi domenicali. Lo sappiamo, i muri sono importanti, ma per le persone. Lo schema delle Domeniche pomeriggio è il seguente: 29 ottobre 2 elementare, 5 novembre 1 media, 12 novembre 4 elementare, 19 novembre 2 media, 10 dicembre 1 elementare, 17 dicembre 5 elementare. Le occasioni ci sono...

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letterina 20171015

8 in affettività...

E’ bello il numero 8? Certamente. Esso allude all’infinito, alla prosperità, alla fecondità.
Nella prospettiva cristiana poi è il 7+1, cioè l’ottavo giorno, annuncio di eternità. La nostra chiesa parrocchiale ha la forma di un ottagono, come i battisteri antichi posti accanto alla Cattedrale. Il pittore Umberto Verdirosi, di cui molti hanno visto alcune tele nella casa di Comunità, anni fa ha scritto alcune poesie sui numeri, abbinandole poi, in un libro, ad altrettanti quadri. Dell’8 scrive:” Aprite le porte, non entra la corte, entra la Giustizia: l'otto la rappresenta.
Tre volte otto - 888 - significa resurrezione e vita. E' il numero di Gesù, in opposizione al 666 che è l'Anticristo.
Dopo il diluvio Noé fu l'ottavo ad uscire dall'arca. L'otto è la misura musicale che ci migliora la vita.
Quando la danza è sul ghiaccio appare disegnato l'otto, come per dirci che lui è il simbolo dell'equilibrio e dell'armonia. Un giorno qualcuno lo sdraiò e l'otto divenne infinito ... “Un 8 a scuola poi non è niente male. Allora, è proprio bello l’8! Ma quando 8 sono i genitori degli adolescenti a partecipare agli incontri, sono proprio pochi. E’ vero che forse non c’è stata molta pubblicità essendo partiti da poco i gruppi adolescenti del lunedì. E’ vero che la proposta è per le Parrocchie della zona pastorale (e quindi Almenno S.B., Barzana, Burligo, Gromlongo, Palazzago, Pontida e Roncallo Gaggio) e se di ognuna ci fossero stati 8 genitori saremmo a 56 -e non ai 25 del primo martedì– numero ragionevole per serate organizzate con locandina, relatore e tema decisamente importante: l’affettività.
Non la facciamo questione di numeri ma, anche solo nell’economia domestica, comprendiamo bene che un conto è poter disporre di 8 €, un altro di 800.
Cambia no? E allora tiriamo le conseguenze...

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letterina 20171008

Diversamente...

Leggiamo il tema di una bambina: “I miei compagni di classe”.

«Qualche giorno prima di iniziare la scuola la mamma mi ha detto che avrei conosciuto dei nuovi amici “diversamente abili”. Mi ha spiegato che sono quelli bravi a fare le cose, solo che le fanno a modo loro o in modo diverso.
Mi sono accorta che è proprio vero e la mamma aveva ragione.
Se io sono brava in disegno, Manuela è brava in matematica, e Andrea fa dei discorsi che nessuno capisce ma che alla maestra piacciono tantissimo. Ho anche delle maestre diversamente abili, perché una è brava in italiano e in motoria, l’altra invece preferisce matematica e scienze.
Anche il mio papà e la mia mamma sono diversamente abili: il mio papà lavora e aggiusta, la mamma cucina cose buone, il mio papà mi fa giocare con l’ipad, la mamma mi coccola.
Poi c’è Lucia, la mia compagna di banco in carrozzina: lei è diversamente abile perché ha più pazienza di tutti, infatti quando corriamo lei ci dice: “io guardo chi arriva primo”.
E sta lì sorridente a aspettare che arrivano tutti e non si stufa mai.
Vorrei essere come lei quando Carlo mi prende in giro.
Lei sarà però una grande scienziata, perché tantissime volte riesce a vedere per prima le cose che noi non vediamo. Un po’ come Karim, di quinta A, che non ci vede proprio, ma ha gli ultrasensi come i supereroi.
L’unica che non capisco è la mamma di Nicolas che quando lo viene a prendere dice sempre: “Oh, ma non ce n’è uno normale in questa scuola?”. Non lo so. Ma a me la scuola piace così».

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letterina 20171001

Pret-a-porter

Sulle pareti esterne di molte chiese medievali si possono ancora vedere le enormi figure di San Cristoforo affrescate a beneficio dello sguardo dei viandanti. L’immagine del santo gigante era posta a protezione dei pellegrini che fin da lontano potevano affidarsi, con un solo colpo d’occhio, alla sua benevola efficacia salvifica. Chiunque avesse potuto guardarla sarebbe stato certo che almeno per quel giorno nessuna sciagura avrebbe interrotto il suo cammino.
Cristoforo significa, in greco, "(colui che) porta Cristo". Così la leggenda parla di un cananeo, per alcuni un gigante, che faceva il traghettatore su un fiume. Era un uomo burbero e viveva da solo in un bosco. Una notte gli si presentò un fanciullo per farsi portare al di là del fiume; Reprobus (questo era il nome dell'uomo prima del battesimo, secondo alcune versioni), anche se grande e robusto, si sarebbe piegato sotto il peso di quell'esile creatura, che sembrava pesare sempre di più ad ogni passo. Il gigante sembrava essere sopraffatto, ma alla fine, stremato, riuscì a raggiungere l'altra riva. Al meravigliato traghettatore il bambino avrebbe rivelato di essere il Cristo, confessandogli inoltre che aveva portato sulle sue spalle non solo il peso del corpicino del bambino, ma il peso del mondo intero. Dopo aver ricevuto il battesimo, Cristoforo si recò in Licia a predicare e qui subì il martirio.
Quel mondo di viandanti e di pellegrini non esiste più, sostituito dalla viabilità meccanizzata e dai labirinti metropolitani. Ma quei vecchi giganti barbuti, posti a presidio del vagare umano, sembrano essersi reincarnati nei simulacri pubblicitari che ci sovrastano tra le quinte della nuova architettura urbana. La loro rassicurante prestanza si congiunge adesso a un’esigente eleganza. Corpi atletici, sguardi carismatici, posture perentorie. Nell’epoca dell’economia globale, del narcisismo di massa, dell’estetizzazione generale, in cui la realtà non è altro dall’immagine che se ne ha, gli eccitati e confusi individui neoliberati alzano lo sguardo verso quelle smisurate effigi come alle icone di una loro possibile pienezza terrena, l’ideale rivelato della loro mancante identità, il prototipo di una salvezza immanente pret-aporter, il talismano estetico della loro temporanea sicurezza. Benevoli e splendenti, i nuovi sancristofori, dall’alto della loro grande bellezza, guardano gli umani con le loro espressioni immobili, piene di distacco soprannaturale, concedendo alla loro spensierata frenesia il dono di un logo da incarnare.
Noi, molto più umilmente, in questo mese di ottobre guardiamo all’immagine di Maria, pret-a-porter, pronta a portarci suo Figlio.

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