letterina 20180422

Ragazzo triste

Da un po’ di tempo una famiglia che abita a Bergamo partecipa alle celebrazioni e ad alcuni appuntamenti nella nostra Comunità, accompagnando il figlio che farà la prima Comunione con i 40 bambini di questo anno, il 6 maggio. Domenica scorsa, dopo la messa, la mamma, parlando con alcune persone, esprimeva la sua gratitudine e meraviglia, dicendo che è molto bello vedere i ragazzi contenti, che sorridono. In città, aggiungeva, i ragazzi sono tristi. Fa pensare questa cosa. Forse noi la diamo per scontata, ma il fatto che qualcuno la sottolinei significa che non sempre è così. Ragazzi contenti e non tristi.
E come non ricordare la canzone di Patty Pravo intitolata proprio “Ragazzo triste”? Era il 1968, 50 anni fa.
Io ancora non parlavo ma un po’ più in là cominciavo a sentirla. Ho saputo più avanti che fu la prima canzone pop ad esser trasmessa da Radio Vaticana. Nel testo originale è usata la parola apparterrà, ma quando la canzone viene trasmessa sulla radio negli anni sessanta, la Rai decide di censurare questa parte, sostituendola con ospiterà. Radio Vaticana non cambia il testo e lo lascia con apparterrà.
Leggendo le parole viene spontaneo canticchiarla...
Ragazzo triste come me che sogni sempre come me,
non c'è nessuno che ti aspetta mai perché non sanno come sei.
Ragazzo triste, sono uguale a te – a volte piango e non so perché;
tanti son soli come me e te, ma un giorno, spero, cambierà...
Nessuno può star solo, non deve stare solo quando si è giovani così...
Dobbiamo stare insieme, parlare tra di noi,scoprire insieme il mondo che ci apparterrà/ospiterà.
Ragazzo triste come me che sogni sempre come me,
tanti son soli come noi, ma un giorno, spero, cambierà – vedrai!

Comunque, è meglio ragazzo contento e non triste!

 

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letterina 20180415

"Maledetto e spaventoso alcol..."

“Mio figlio era un ragazzo pazzesco, con un cuore e una mente enorme, con una vita a disposizione ma che gli andava stretta per le tantissime cose che programmava e del quale era il primo realizzatore”. E’ uno dei passaggi della lettera che Antonio Marra, papà di Nicola il giovane di 21 anni di Napoli  che ha perso la vita in un tragico incidente la notte di Pasqua. Secondo l’autopsia, il giovane napoletano, di ritorno da una serata in discoteca a Positano, sarebbe deceduto sul colpo dopo un volo di circa 70 metri. “Mio figlio era un ragazzo pazzesco, con un cuore e una mente enorme, con una vita a disposizione ma che gli andava stretta per le tantissime cose che programmava e del quale era il primo realizzatore”. E’ uno dei passaggi della lettera che Antonio Marra, papà di Nicola il giovane di 21 anni di Napoli  che ha perso la vita in un tragico incidente la notte di Pasqua. Secondo l’autopsia, il giovane napoletano, di ritorno da una serata in discoteca a Positano, sarebbe deceduto sul colpo dopo un volo di circa 70 metri. Anche Giulia,  la fidanzata gli ha scritto “Ciao Nico. Come stai? Anzi, dove sei?  Io non so se stasera sono veramente in grado di scrivere qualcosa di sensato ma ci proverò lo stesso nella speranza che possa in qualche modo arrivarti o magari farmi stare meglio... non so. Non ci sei più, o meglio sei in un altro luogo: nell’eternità o forse nel paradiso, non so neanche questo”.Nella lettera a Il Mattino il papà di Nico lancia un appello a tutti, genitori e figli affinchè la morte del ragazzo non sia vana: «Maledetto e spaventoso alcol! Ma perché tutto questo...? Nico ha voluto inconsapevolmente, casualmente ma purtroppo tragicamente, manifestare che si è arrivati a un punto di non ritorno. E adesso sto a piangerlo con un dolore che mi fa morire giorno dopo giorno, ma che mi fa rabbia e costringe ad urlare che non può e non deve succedere. Abbracciate i vostri figli, coccolateli, fate loro leggere queste parole, la vita è preziosissima, non può essere ceduta in cambio di uno sballo.Il ritorno a casa dopo il divertimento deve essere qualcosa di normale e scontato. Non si può pregare e sperare ogni volta nel miracolo ordinario di rivedere il proprio figlio riposare, al sicuro, nel proprio letto. A me non è più consentito... Ciao Nico. Papà ti ama”

 

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letterina 20180408

Grazie per questa Pasqua!

Una famiglia ha invitato per il pranzo e il pomeriggio di Pasqua due dei giovani richiedenti asilo che erano venuti in alcune famiglie tempo fa per il pranzo condiviso.
Grazie per questa Pasqua! 

Un nipote ha lasciato pc e cellulare per un po’ e ha passato il pomeriggio con i nonni che non vedeva da tempo.
Grazie per questa Pasqua! 

Una persona non più giovanissima si è confessata dopo decenni e, piangendo, si è sentita sollevata.
Grazie per questa Pasqua! 

Qualcuno è andato a messa dopo tanto tempo e a casa, sciacquandosi gli occhi con l’acqua benedetta, ha pensato che non farà passare così tanto tempo.
Grazie per questa pasqua! 

Alcune persone venute da fuori si sono meravigliate della partecipazione alla celebrazione e del sentirsi accolte in una chiesa preparata con gusto.
Grazie per questa Pasqua! 

Ma per qualcuno questa è la prima Pasqua senza...Pasqua, senza confessione, comunione, incontro con la comunità...Ma gli auguri li ha fatti e ricevuti ugualmente. E anche il pranzo e l’uovo con sorpresa e le vacanze... Se bastano questa cose, grazie anche per questa Pasqua che diventa ancor più responsabilità nell’annuncio e nella testimonianza per chi dice di viverla con il Signore. Sì, perché se manca Lui che Pasqua è? (lo stesso vale anche per il Natale) E se ai bambini insegniamo che Pasqua è la festa del coniglietto, del porcellino (fino ad esaurimento animali dello zoo) o dei fiori (fino ad esaurimento specie nei prati e nei giardini), come Natale è la festa d’inverno o della neve... non li stiamo forse prendendo in giro? “Per salvaguardare la libertà” si dice e si finisce per barare. “E’ per non obbligarli!” si dice ancora. Ma scusate: chi ha deciso di farli nascere, non li ha forse “obbligati”? Dov’è lì la libertà? Qualcuno forse non l’ha ancora capito: il Risorto ci insegna a vivere.

 

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letterina 20180401

Cosa sperare?

 “O morte, dov’è la tua vittoria?” O morte, tu non sei più l’ultima parola sulla vita, ma sei diventata un passaggio, l’ora dell’esodo da questa terra alla vita per sempre, dove Dio è l’unico Signore, dove la sua comunione d’amore è l’unico regno... 

Gesù ha lottato contro la morte durante tutta la sua vita, fino a riportare la vittoria. L’agonia iniziata da Gesù nell’orto degli ulivi è il culmine di questa lotta conclusasi con la discesa di Gesù all’inferno, quando ha sconfitto la morte in modo definitivo. Gesù non ha vinto la sua morte, bensì la Morte: “Con la morte ha vinto la Morte”, canta oggi la liturgia! Tutti gli esseri umani, anche se non conoscono né Dio né il suo disegno, portano nel cuore il senso dell’eternità, e tutti si domandano: “cosa sperare?”. Essi percepiscono che, restando insensibili alla resurrezione, si vietano di conoscere “il senso del senso” della loro vita. Attendono, cercano a fatica, e a volte per cammini sbagliati, la buona notizia della vita più forte della morte, dell’amore più forte dell’odio e della violenza. Cristo, risorto e vivente per sempre, è la risposta vera che attende dai cristiani quella narrazione autentica che solo chi ha fatto l’esperienza del Vivente può dare. Dove sono questi cristiani? Sì, oggi ci sono ancora cristiani capaci di questo: ci sono anche ai nostri giorni martiri cristiani, ci sono profeti e visionari cristiani, ci sono testimoni che non arrossiscono mai del Vangelo. Allora una voce giunge dalla tomba vuota, oggi come quel mattino di resurrezione: “Non temete, non abbiate paura! Il Crocifisso è risorto e vi precede!”. Sì, è ormai vicina per la Chiesa una primavera, una stagione in cui lo Spirito del Risorto si fa presente più che mai, una stagione in cui la Parola di Dio sarà meno rara... Dal giorno in cui Cristo si è levato dai morti non vi è più alcuna situazione umana “a cielo chiuso”: la resurrezione del Signore spinge il cristiano a testimoniare la propria speranza nella salvezza universale, a pregare per la venuta del Regno, ad attendere il giorno radioso in cui tutte le lacrime saranno asciugate. La Pasqua, le energie del Risorto, l’attesa della resurrezione hanno come destinatari l’intera umanità, la creazione tutta! La Pasqua apre per tutti l’orizzonte della vita eterna: che questa Pasqua sia davvero giorno di speranza per tutti!  Auguri.

I sacerdoti della Comunità

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letterina 20180325

A nudo...

Ogni volta che, la Domenica della Palme e poi il Venerdì Santo, ascolto la Passione, un nodo mi si stringe in gola. Non che non sappia che la mattina di Pasqua ci sarà un lieto fine, non che non sappia dove conduce la via della Croce ... ma non mi riesce di rimanere indifferente o di assopirmi nel disincanto, pur dopo tanto tempo e tante volte, quando penso che tutto questo è successo anche per me, perché anch'io potessi vivere di nuovo. Ogni volta che, la Domenica della Palme e poi il Venerdì Santo, ascolto la Passione, un nodo mi si stringe in gola. Non che non sappia che la mattina di Pasqua ci sarà un lieto fine, non che non sappia dove conduce la via della Croce ... ma non mi riesce di rimanere indifferente o di assopirmi nel disincanto, pur dopo tanto tempo e tante volte, quando penso che tutto questo è successo anche per me, perché anch'io potessi vivere di nuovo. Come accadde allora al misterioso ragazzo, che - non si sa come - si trovava lì vestito soltanto d'un lenzuolo (Mc 14,51: in lui gli interpreti hanno creduto di ravvisare la presenza dell'evangelista stesso, per il tratto del tutto personale di una simile osservazione), anch'io vengo messo a nudo, ricondotto a me stesso, spogliato della corazza, ben più di un lenzuolo, che avvolge il mio cuore intorpidito. Allora posso rivivere appieno quei tre giorni che hanno cambiato per sempre la storia del mondo e anche la mia. Ogni personaggio con cui mi identifico, ogni sguardo che cerco di far mio, ogni voce con cui mi metto a dialogare, bussano con insistenza alla porta della mia coscienza, rilanciando senza sosta l'eco di una sola domanda: «E tu?». E tu cosa avresti fatto, da che parte saresti stato? Non sei forse, anche tu, tra quelli che si dicono, ancor oggi, suoi amici? Il ragazzo in questione, perso il suo lenzuolo, fugge, come quasi tutti gli altri: e tu, una volta messo a nudo davanti a te stesso e davanti a Dio, hai il coraggio di continuare a seguire quello che chiami tuo Maestro, anche solo da lontano, in compagnia di Pietro (almeno finché regge lui), dentro il cortile del Sommo Sacerdote? Allora mi chiedo se anche a me basta l'obiezione di qualche sconosciuto o l'insinuazione di un amico per mettere in crisi la mia fede. E mi domando cosa avrei risposto davanti alle alternative poste da Pilato e che posizione prendo oggi davanti a quelle che la vita mi sottopone senza tregua. Giunto nel Pretorio, cosa avrei fatto davanti all'ignobile spettacolo della flagellazione? E cosa faccio, oggi, quando la violenza miete silenziosa le sue vittime, forse anche dietro la porta accanto?  Infine, avrei avuto il fegato, o almeno il cuore, di incamminarmi con le donne, le uniche rimaste, lungo la via del Calvario? E cosa avrei fatto, una volta arrivato in cima, mentre i soldati inchiodavano alla croce il mio Maestro, il mio amico e me lo ammazzavano sotto gli occhi? Cosa avrebbe scatenato, cosa scatena ora, nel profondo del mio animo, ascoltare le sue ultime parole, la sua invocazione al Padre, la sua preghiera e il suo grido? 

don Giovanni Gusmini

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letterina 20180318

Rivoluzioni

Facciamo gli auguri a tutti i papà con il testo di una canzone di Francesco De Gregori “Leva calcistica” (1982). Quel “mise il cuore dentro le scarpe” è invito a smuoverci dalle nostre paure, per mettere il cuore dentro tutto ciò che facciamo.

“Nino cammina che sembra un uomo
con le scarpette di gomma dura
dodici anni e il cuore pieno di paura.
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore!
Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore:
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai
di giocatori tristi che non hanno vinto mai
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro.
E adesso ridono dentro al bar
e sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai.
Nino capì fin dal primo momento.
L'allenatore sembrava contento.
E allora mise il cuore dentro le scarpe
e corse più veloce del vento,
prese un pallone che sembrava stregato,
accanto al piede rimaneva incollato.
Entrò nell'area tirò senza guardare
ed il portiere lo fece passare.
Ma Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.
Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette.
Quest'altr'anno giocherà con la maglia numero 7”.

Come non pensare anche al giovane papà Davide Astori?

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