letterina 20120311

In principio l'amicizia  

In principio non c’è la preghiera. In principio c’è l’amicizia: <<Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perchè è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli” ... vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perchè è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono>> (Lc 11,5-8). Sulla bocca di Gesù, l’amicizia è maestra di preghiera, <<amico>> è un nome di Dio, l’orante è l’amico del genere umano. In principio non c’è la preghiera, ma la vita: la carezza della gioia, la pressione del dolore, la fame di pane e di senso. Da qui nascono la supplica o la lode.  
Gesù racconta la preghiera come la vicenda di tre amici nella notte. Il primo esce di casa, è mezzanotte, cammina fino alla casa di un amico e bussa. Non chiede per sè, ma per un terzo amico che a sua volta ha camminato nella notte, guidato  dalla bussola del cuore:<<Amico, dammi del pane, perchè è arrivato un amico>>.  Bellissima questa circolazione d’amicizia, che ti porta ad amare perfino la notte, popolata non da paure ma da affetti. Ed ecco che nella parabola, nel sogno di Gesù, questo mondo e le sue notti, ricche di amici, povere di cose, si coprono di una rete di strade che ci portano da casa a casa, da cuore a cuore. Il cuore si copre di una rete di significati buoni.                     
Ma anche di gesti concreti. La preghiera, infatti, si articola su due verbi: chiedere e dare. Chiedere è il verbo della nostra povertà che va in cerca della ricchezza dell’Amico. Dare è il verbo umile e forte con cui sempre nel vangelo si traduce il verbo <<amare>> (non c’è amore più grande di chi dà la vita...). L’amico chiede per dare, per essere nella vita datore di vita. La preghiera, come l’amore, apre il circuito del dono.          
Il mendicante di pane non si vergogna della sua povertà: davanti a Dio ho il diritto di essere debole e povero; posso tendere in alto le mani, nel gesto di cerca di aggrapparsi alla roccia perchè sta per essere sommerso dalle acque, proprio perchè non sono forte.
Se essere debole fosse una colpa, non avrei neppure il diritto di pregare. Povertà è l’occasione, amicizia è condivisione: prego perchè amo, prego perchè sono povero.             
Chiedere il pane significa chiedere ciò che ci fa vivere e che ha i suoi granai nella casa di Dio.  

da Ermes Ronchi: Come un girasole

 

 

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letterina 20120317

Giusto e Santo 

Caro San Giuseppe,
come ben saprai nella nostra chiesa hai un posto particolare. I nostri nonni ti hanno voluto ricordare come papà e come lavoratore. Il bimbo in una mano e nell’altra gli attrezzi del tuo lavoro. Come se le due cose potessero restare unite.
Come se la tua presenza potesse rassicurare che il percorso del diventare grandi è possibile.
Ma in queste due caratteristiche vediamo anche il Santo e il Giusto.
Ascolta: Ci pare esserci una differenza netta tra il santo e il giusto.
Il santo rappresenta un’eccezione: la trascendenza irrompe nella sua vita e la sconvolge, la stigmatizzazione del santo è il segno di questa radicale trasformazione, non più io ma Dio che vive in me (cf. Gal 2,20). Il giusto invece può rappresentare la regola perché giusti possiamo esserlo tutti. Il giusto tuttavia non è una specie di santo laico, un eroe della patria, l’alternativa di una religione fondata solo sull’uomo. Abramo “credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia” (Gen 15,6). La giustizia del giusto è fondata sulla fede. Qui non si tratta solo della giustizia distributiva, della giustizia dell’equità di cui pure l’uomo ha bisogno. Ma di una giustizia superiore (cf. Mt 5,20) che ti fa perdonare laddove la legge richiederebbe una pena, che ti fa amare laddove saresti portato a odiare. Non c’è giusto che abbia solo amministrato il suo capitale e che non abbia anche investito i suoi talenti, che non abbia rischiato, che non ci abbia anche rimesso e perso, non c’è un giusto che non abbia anche – non una volta, ma cento volte - scommesso nella sua vita su Dio.
Di questi giusti c’è bisogno: disposti al sacrificio, alla donazione di sé, uomini capaci di sperare e di credere, non freddi calcolatori, amministratori questi sì davvero “ infedeli” di una grazia che a loro oggettivamente non appartiene.
In te, San Giuseppe, noi guardiamo il Santo e il giusto: le due cose insieme.
Grazie allora, perché ci ricordi che la grazia può fare del carpentiere un capolavoro di giustizia e di santità. Può fare anche di noi, se vogliamo, persone che tengono tra le mani gli attrezzi di lavoro e il Bambino Gesù.

 

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letterina 20120304

Dio è un'idea?   

Dov’è Dio oggi, che cosa nel mondo ci parla di lui? Se ci guardiamo intorno, non sono i segni della sua presenza a farsi avanti, ma piuttosto quelli della sua assenza. Non occorre essere particolarmente pessimisti per rendersi conto che la società che ci circonda, la società opulenta del ricco Occidente ha completamente smarrito il senso profondo del suo esistere. Viviamo ormai tutti immersi nel frastuono. Anche se non vogliamo, una valanga di suoni sintetizzati ci assedia da ogni parte.
Questo ossessivo bisogno di riempire il silenzio è uno dei fatti che più colpisce nel mutamento antropologico che sta avvenendo sotto ai nostri occhi, molte persone vivono ormai con la colonna sonora della loro vita perennemente nelle orecchie. A questo frastuono sonoro si aggiunge un continuo bombardamento di immagini, bombardamento che, fatalmente, porta l’attenzione a essere sempre al di fuori di noi, in qualcosa che ci viene suggerito e anzi, direi imposto... Non ascoltiamo, perchè non sappiamo più cos’è l’ascolto. Non vediamo, perchè abbiamo imparato ad assorbire passivamente soltanto ciò che ci viene imposto di vedere. Non vedendo e non ascoltando, non possiamo andare alla radice della nostra unicità di indivudui, non possiamo interrogarci su questo senso, perchè l’iperstimolazione alla quale siamo sottoposti ci suggerisce soltanto una cosa – che non c’è alcun senso.
Nella società della massima pluralità, della smisurata libertà- in una società che suggerisce all’individuo che l’unica vera realizzazione sta nel seguire il proprio estro creativo e nel successo che da esso può pervenire – la via che porta a Dio viene considerata soltanto come un’opzione tra le altre. Come ricordava Michele, il protagonista nel mio racconto, L’inferno non esiste, in una lettera a sua madre: “Dio è un’idea. Me l’hai detto tu stessa, ricordi? Un’idea uguale a tutte le altre. Posso credere in Dio o in Che Guevara. Posso anche credere soltanto nelle vittorie delle Ferrari”. Possiamo anche credere nella nostra squadra di calcio oppure nei riti tantrici perchè siamo liberi, siamo creativi.
Per raggiungere la felicità dobbiamo soltanto trovare la strada che più si adatta alla nostra indole. Le conseguenze antropologiche di questi assunti  –  che derivano in gran parte dalla rivoluzione ideologica del Sessantotto e dai suoi slogan più famosi quali “Vietato vietare” e “Fantasia al potere”  –  si vedono già da alcune generazioni nella catastrofe educativa.

Da Susanna Tamaro, L’isola che c’è

 

 

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letterina 20120226

Freedom, oh freedom!    

Vorrei mettermi ancora – chissà se il Signore mi darà la forza e la salute – non avanti a voi come capo fila, e neppure dietro di voi, ma in mezzo a voi, in mezzo al popolo a cantare: “freedom, oh freedom!”, libertà. Cantare questo anelito profondo che tutti quanti sentiamo nel cuore, cantarlo in mezzo agli altri giovani che sono un po’ logori dalla stanchezza, cantarlo in mezzo alla gente che non ci crede più, in mezzo a tante persone scettiche: “freedom, libertà!”.
Libertà non soltanto per noi da tutti i condizionamenti che ci stringono, ma libertà per tutti i popoli, libertà per tutti coloro che dalla fame, dalla sofferenza, dalla solitudine, sono costretti a vivere una vita a livelli subumani.  
Oh freedom, libertà!
Libertà: è un dono che dobbiamo implorare dal Signore perché tutti quanti i popoli della terra siano felici. E noi dobbiamo essere protagonisti di questo rinnovamento culturale, di questo cambiamento di mentalità. Non dobbiamo stancarci, non dobbiamo demordere anche se le difficoltà sono tantissime.
La libertà è questo anelito che viene dalle profondità più nascoste del nostro spirito, questo anelito che si rintana negli alveoli più profondi dei nostri polmoni, nei pori delle nostre mani, del nostro corpo, nell’empito delle nostre vene.
Libertà, freedom, che sentiamo batterci nel cuore.
Vi faccio tanti auguri per la vostra vita, per i vostri sogni, per il vostro futuro.
Non abbiate mai ad aver paura di essere carichi di utopie, carichi di queste idealità purissime, soprattutto quelle che si rifanno ai grandi temi della pace, della giustizia, della solidarietà che, tutto sommato, son temi che si stringono in quella parola: freedom.
Oh freedom, libertà!
Oh libertà! Vieni a togliermi i ceppi di questi condizionamenti a cui la società di oggi mi sottopone.
Libertà freedom! Vieni a darmi quell’ossigeno capace di raddoppiare le mie forze in modo tale che davvero il mondo possa cambiare anche con il mio impegno.

Don Tonino Bello

 

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letterina 20120219

Shemà Israel      

Giungiamo alla quarta tappa del cammino pastorale, con il tempo forte della Quaresima . Ancora lo sguardo alla terra di Gesù, in particolare a Gerusalemme, la città che testimonia gli eventi della nostra salvezza. E ancora uno dei cinque sensi: l’ascolto.

 

“Shemà Israel, Ascolta Israele”

 

“Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.”

Deuteronomio 6,4-9


Quaresima come tempo di ascolto, di apertura del cuore, a Colui che ci  viene incontro sulla via della salvezza.

“ASCOLTA COLUI CHE CAMBIA IL CUORE”
Le occasioni non mancheranno: ognuno cerchi di scegliere  una modalità per vivere questo ascolto. I quaranta giorni possono sembrare lunghi, ma, se facciamo tesoro dell’esperienza, non è difficile giungere a dire- come a volte viene evidenziato nelle confessioni pasquali-: ”Questa Quaresima non l’ho sentita molto…”
Ora, questo tempo è davanti a noi: non rimandiamo.

 

Buona Quaresima

 

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letterina 20120212

Il vaso di maionese e i due bicchieri di vino.

Un professore stava davanti alla sua classe di filosofia con alcuni oggetti.
Quando la classe incominciò a zittirsi, prese un grande barattolo di maionese vuoto e lo iniziò a riempire di palline da golf. Chiese poi agli studenti se il barattolo fosse pieno e costoro risposero che lo era. Il professore allora prese un barattolo di ghiaia e la rovesciò nel barattolo di maionese. Lo scosse leggermente e i sassolini si posizionarono negli spazi vuoti, tra le palline da golf. Chiese di nuovo agli studenti se il barattolo fosse pieno e questo concordarono che lo era. Il professore prese allora una scatola di sabbia e la rovesciò, aggiungendola nel barattolo; ovviamente la sabbia si sparse ovunque all'interno.
Chiese ancora una volta se il barattolo fosse pieno e gli studenti risposero con un unanime 'si'. Il professore estrasse quindi due bicchieri di vino da sotto la cattedra e aggiunse il loro intero contenuto nel barattolo, andando così effettivamente a riempire gli spazi vuoti nella sabbia. Gli studenti risero.
Ora, disse il professore non appena la risata si fu placata, voglio che consideriate questo barattolo come la vostra Vita.
-Le palle da golf sono le cose importanti: la vostra famiglia, i vostri bambini, la vostra salute, i vostri amici e le vostre passioni; le cose per cui, se anche tutto il resto andasse perduto e solo queste rimanessero, la vostra vita continuerebbe ad essere piena.
-I sassolini sono le altre cose che hanno importanza, come il vostro lavoro, la casa, la macchina...
-La sabbia è tutto il resto: le piccole cose.
Se voi mettete nel barattolo la sabbia per prima, non ci sarà spazio per la ghiaia e nemmeno per le palle da golf. Lo stesso vale per la vita: se spendete tutto il vostro tempo e le vostre energie dietro le piccole cose, non avrete più spazio per le cose che sono importanti per voi. Prendetevi cura per prima cosa di ciò che contano davvero. Fissate le priorità... Il resto è solo Sabbia.
Uno degli studenti alzò la mano e chiese cosa rappresentasse il vino.
Il professore sorrise: Sono felice che tu l'abbia chiesto...

La risposta nell’ultima facciata, in fondo alla letterina

 

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